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“Ricordo di Don Francesco Piccione, dotto Umanista avolese…” di Vincenzo Piccione – Terza puntata.

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“Ricordo di Don Francesco Piccione, dotto Umanista avolese…” di Vincenzo Piccione – Terza puntata.

Flos sacerdotalis abolliensis: Padre prof. Don Francesco Piccione, uomo di Chiesa e di Scuola,1873-1945.

TERZA ED ULTIMA PUNTATA:

Ricordo di Don Francesco Piccione,

dotto Umanista avolese…

Memoria biografica di Don Francesco prof. Piccione, dotto Umanista avolese, mio illustre prozio, nell’80° anniversario della morte 1873-2025.

3. Don Ciccino Piccione, maestro di vita.

 La sua cecità.

   Il Sacerdote don Ciccino Piccione, uomo di sconfinata cultura e umanità, fu sempre disponibile a offrire anche gratuitamente la sua guida illuminata negli studi anche a giovani assai intelligenti, anche se provenienti da famiglie avolesi di disagiate condizioni. Da molti suoi allievi fu anche riconosciuto come vero ‘maestro di vita’, infatti con i giovani più studiosi e più sensibili ai valori umani e di fede, a volte, dopo le lezioni si soffermava, specie in primavera e d’estate, nel sedile in muratura del terrazzino, prospicente sull’orto e adiacente alla stanza della sua ‘Scuola’, per intrattenersi con loro con ogni tipo di dialogo e di argomenti, poi, a sera, per mirare e leggere in cielo tutte le costellazioni, specie nel tempo in cui godeva ancora del bene della vista, infatti era anche un grande studioso e appassionato di geografia astronomica : proprio questo era il momento in cui il rigoroso maestro don Ciccino mostrava d’essere un uomo dal cuore tenero ed amante di ogni bellezza in cielo e in terra… e con invitto ardore di vita continuò a farlo anche quando, sciagura volle, che perdesse la luce nei suoi occhi.

   Intorno al 1930, purtroppo, un gravissimo incidente col suo calesse , mentre si recava nelle sue campagne di Mutubè, all’età di 50 anni, lo privò irrimediabilmente del bene della vista; infatti in seguito a una impennata del cavallo per una fossa in trazzera, si spezzò la spalliera del calesse, provocandogli la caduta supina all’indietro, sbattendo violentemente la testa a terra. Il trauma della violenta caduta gli provocò la cecità totale. Nonostante la sciagura della totale cecità, don Ciccino Piccione, accompagnato pazientemente e amorevolmente da mio Padre, continuò a celebrare messa in Matrice e a suonare l’organo in modo particolare nelle liturgie più solenni di Natale, della Settimana Santa… e a Pasqua. La gente in Chiesa che ascoltava le sue esecuzioni musicali, diceva stupita che, pur essendo cieco, don Ciccino faceva ballare l’organo!

   Mio Padre Michele per circa 20 anni, fino alla morte di Padre don Ciccio, fu il suo  fedele segretario, affettuoso confidente e paziente  accompagnatore quotidiano, sia in Chiesa per le celebrazioni e sia nelle lunghe passeggiate primaverili ed estive per le vie e le piazze di Avola. A mio Padre dettò financo l’epigrafe funeraria per la sua sepoltura ..: “Chiesa e Scuola… furon gli astri della sua vita…” era questo il tono…: ancora oggi si può leggere detta epigrafe nella tomba di famiglia nel cimitero monumentale di Avola, da cui è pure tratta la foto del medaglione porcellanato posto in alto nella stele del mausoleo funerario, qui riprodotta a corredo di queste mie note biografiche.

   Epigrafe funeraria di don Ciccino fatta incidere da mio Padre nella tomba della Famiglia Piccione nel Cimitero monumentale di Avola: << Qui riposa in Pace il/Sac. Prof. Francesco Piccione Limpido/“ Chiesa e Scuola/Furon sempre l’aureola di una vita laboriosa/senza tregua e senza macchia, cui attentò spietata sciagura,/che innanzi sera tolse il dì alle sue stanche luci,/non però l’ardore alla sua tempra fiera e mite./Sol più tardi pietosa morte il disfece./Il ben meritato riposo e l’Eterna Tua Luce donagli o Signore! “ >>

 4. La “Scuola” di Don Ciccino: a Scola!

   Don Ciccino, magnifico ed eccellente latinista e grecista, sebbene cieco, continuò fino ad alcuni anni prima della morte a insegnare latino, greco, letteratura italiana, filosofia e storia nella sua casa, in quella già cennata stanza grande, la cosiddetta “Scuola”, staccata dal palazzo, ove vi si accedeva dell’atrio interno. Ancora oggi questa stanza viene da noi individuata come “a Scola”: non era del tutto disadorna, come qualcuno ha erroneamente scritto. In quella “stanza-Scuola” c’era un arredo spartano ed essenziale, ma nelle pareti di colore giallo intenso erano collocati dieci pregevoli cornici dorate settecentesche con pregevoli stampe a incisione di vari poeti e letterati: Dante, Petrarca, Boccaccio, Alfieri, e altri… e un Crocefisso grandeggiava nella parete sopra il tavolo- scrivania di don Ciccino.

L’Autore di queste pagine, prof. Vincenzo Piccione, che ringraziamo per la gentile collaborazione

Al centro della stanza vi era un piccolo tavolo e attorno era collocato un banco a ferro di cavallo con delle semplici panche per gli allievi. Riceveva per le lezioni circa tre o quattro allievi al giorno e solo nella mattinata, il pomeriggio era dedicato al riposo, all’orto, alla preghiera, alla sua biblioteca e alla celebrazione in chiesa della santa messa e, … quando possibile, a qualche passeggiata in paese con mio Padre. Intere generazioni di Avolesi, compresi i miei zii paterni Lina, Corrado e Antonio, dal 1898 al 1940 circa, sono passati da questa “Scuola di don Ciccino”, per conseguire a Noto il diploma di maturità degli studi classici da alunni esterni: il più illustre allievo, anche il suo pupillo, fu Alessandro Patti, che amò quasi come un figlio, tanto che spesse volte lo invitava a prendere i pasti con lui e se, per il perdurar delle lezioni si faceva tarda ora e c’era brutto tempo, lo invitava a passare la notte nella stanza degli ospiti della sua casa.

   Al riguardo, sono stati suoi allievi eccellenti:

  • il medico Giuseppe Carpano, più volte sindaco della Città,
  • il maestro poeta e scrittore Giuseppe Schirinà,
  • lo scrittore Teocrito Di Giorgio, che descrisse la figura di don Ciccino in modo assai mirabile nel suo libro “Un pugno di case”,
  • la prof.ssa Maria Caruso (anche il suo consorte il dott. Giuseppe Pignatello, medico, scrittore, umanista)
  • e tanti altri eccellenti professionisti Avolesi,… che nel secondo dopoguerra, negli anni della ricostruzione democratica del Paese, sono stati l’asse portante della nuova classe dirigente avolese. 

5. La memoria dei posteri

   Il medico Giuseppe Pignatello di venerata memoria, demologo e scrittore storico avolese, merita un cenno a parte, perché, come accennato già, fu pure suo apprezzato allievo, che, per altro, onorandomi negli anni ‘80/‘90 della sua pregevole amicizia, su mia sollecitazione, propose all’Amministrazione Comunale di Avola, negli anni ’90, l’intitolazione di una via di AVOLA al Sac. FRANCESCO PICCIONE. Nonostante il lodevole impegno del Pignatello, fu così intitolata al mio illustre prozio da quella Amministrazione Comunale, assai ‘negletta’ e sperduta piccola via nel quartiere periferico della ‘Chiusa del Barone’…appena sotto la via Santa Lucia, porta per Noto. Purtroppo, AVOLA con suoi Figli più illustri e meritevoli di imperitura memoria, che hanno dato lustro alla Città, nel tempo passato e anche presente, non è stata, sempre e con tutti, molto generosa nel tributare gli onori civici e la doverosa memoria, che, per altro, oltre a esaltarne l’orgoglio civico di appartenenza a una laboriosa Comunità, risveglierebbe nelle nuove generazioni gesti preziosi e fruttuosi di emulazione.   FINE

10.marzo.2025 – Vincenzo Piccione d’Avola

338.4151232- piccioneprof.vincenzo.ibleojon@gmail.com

LEGGI LE DUE PUNTATE PRECEDENTI:

“Ricordo di Don Francesco Piccione, dotto Umanista avolese…” di Vincenzo Piccione

“Ricordo di Don Francesco Piccione, dotto Umanista avolese…” di Vincenzo Piccione – Seconda puntata.

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