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Cattedrale di Noto: una Tangentopoli del Settecento?

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Cattedrale di Noto: una Tangentopoli del Settecento?

Cop. e4Cattedrale di Noto: una Tangentopoli del Settecento?

      Sembrerebbe  proprio  così – alla  luce  delle scoperte  sulla scadente natura dei materiali e sulla   mediocre struttura  del  tempio – specie per quanto concerne i cosiddetti  pilastri che…poi, nell’interno, veri e propri  pilastri non erano!

    Premesso che il Sottoscritto – in merito a quanto gli appariva evidente nel suo degrado statico e strutturale –  della e sulla Cattedrale di Noto si è occupato e scritto in questo giornale  nei numeri 1/30 Luglio 1993  e 2/31 Ottobre 1995 (v. pagg.164/167 di “NOTO…mia!” Sicula Editrice-Netum,1996), riprendo le fila d’un discorso  interrotto con gli inquietanti interrogativi del  mio editoriale  “QUALE FILOSOFIA NEL RESTAURO DELLA CATTEDRALE  DI  NOTO?“ del n°1/3-25 Dicembre 1996.

   So bene che gran parte di quegli interrogativi sembrano superflui, trattandosi ormai  – col progetto  già in opera – non solo di restauro ma di vera e propria parziale ricostruzione e/o ripristino, di cui allora chiedevo il fondamento “filosofico”.

Ma non è dei dubbi per la mia innata diffidenza, ma della natura e struttura del nostro maggior tempio, specie sui pilastri, che voglio intrattenere il mio paziente Lettore : al quale mi corre l’obbligo morale  di chiaramente dire come, nei suddetti miei servizi o libro sulla nostra Cattedrale, MAI  ho pensato o temuto, pur denunciando il degrado, UNA  COSI’ GRANDE CATASTROFE come quella della sfiorata tragedia col CROLLO del 13 Marzo 1996!

    Pericolo da post terremoto 1990, schiacciamento dei pilastri, terrazza in calcestruzzo, cripta e cave sotterranee con infiltrazioni d’acqua, ecc. ecc. sì, ma NON avrei mai potuto sapere  o prevedere quello che è avvenuto, se è vero che  anche uno specialista come il mio amico prof. Corrado Fianchino, da me invitato in Cattedrale il 30 gennaio 1996, ebbe a concludermi in tutta onestà che non evidenziava, ad una sommaria lettura del monumento nel suo interno a noi apparente quel giorno, una pericolosità tale come quella da me allora temuta ed oggi – lo si deve ripetere –NON  CERTAMENTE TEMUTA COME IL DISASTRO che qualche decina di giorni dopo sarebbe avvenuto!

       Detto questo, non starò a riassumere la piccola storia di cronache più o meno esaltanti che hanno visto la Cattedrale di Noto al centro di polemiche altrettanto fuorvianti in questi ultimi 4 anni: a me importa, dato il via alla ricostruzione e fatto lo studio dei reperti, riflettere oggi solo su quei “pilastri” i quali,  da me fotografati e/o “suonati” per anni sugli intonaci con le dita  come una chitarra, PILASTRI NON ERANO nel senso strutturale che noi eravamo abituati a supporre, cioè fatti a regola d’arte anche con i criteri o crismi dell’architettura del tempo!

Ma questo lo abbiamo saputo solo dopo il crollo, solo dopo le polemiche, solo dopo che  materialmente ci si è potuti rendere conto, con spietata  razionale evidenza, della loro vera natura e sconcertante struttura.  

    Infatti, in un’intervista di Carmela Grasso  apparsa su “La Vita Diocesana”(n°15/22 Agosto 1999), l’altro Progettista, l’ing. Roberto De Benedictis , rispondendo a quali fossero state a di lui avviso le cause del crollo, diceva: – “ Certamente il collasso per schiacciamento di uno dei pilastri della navata destra, dovuto alla loro stessa pessima fattura originaria, cui deve forse aggiungersi l’effetto di altri interventi effettuati in passato nella chiesa ,quali, ad esempio, la sostituzione del tetto in legno sulla navata centrale con un solaio a terrazza in cemento armato.”      

     Richiesto se il danno lo si sarebbe potuto evitare, De Benedictis aggiunse: – “ Anche considerando le cause di aggravio sopra citate e le lesioni comparse nei pilastri a seguito del terremoto del dicembre 1990, le dimensioni dei pilastri erano tali che un calcolo delle pressioni alla loro base avrebbe fornito ancora valori lontani dalle soglie di pericolo.

      MA L’INSIDIA SI NASCONDEVA NEL FATTO CHE INTERNAMENTE QUEI PILASTRI ERANO COSTRUITI CON MATERIALI PESSIMI, PER LA MAGGIOR PARTE GROSSI CIOTOLI DI FIUME, CAOTICAMENTE DISPOSTI. E QUESTO NON SOLO  NON  ERA  ASSOLUTAMENTE SOSPETTABILE  E LO SI E’ SCOPERTO SOLO A CROLLO AVVENUTO, MA E’ UN DATO CHE INDAGINI DI ROUTINE NON DISTRUTTIVE, ORDINARIAMENTE CONDOTTE SUI MONUMENTI DI QUESTO TIPO, NON AVREBBERO NEMMENO CONSENTITO DI APPURARE.” ( Il corsivo maiuscolo è nostro. Ndr )

     Sempre in quell’intervista della Grasso, alla domanda “Cosa resterà della vecchia Cattedrale e cosa ci sarà di realmente nuovo?”, l’altro progettista arch. Salvatore Tringali  – fra l’altro- così  rispondeva: – “… in generale quanto potrà essere conservato delle strutture residuate verrà mantenuto e, laddove necessario, consolidato. In taluni casi, come  in quello dei pilastri scampati al crollo, si procederà allo  smontaggio ed alla loro ricostruzione secondo la regola d’arte in modo da garantire al monumento la massima sicurezza strutturale. Per le porzioni di fabbrica oggi non più esistenti si è scelto di rifarsi all’immagine di cupola storicizzata nella memoria dei Netini, ovvero quella della terza cupola che dal 1848 la Cattedrale ha conosciuto durante la sua storia plurisecolare; il tetto piano, in laterocemento, che copriva la navata principale, verrà invece sostituito con una copertura a falde che ripristinerà la funzione originaria degli archi-timpano.

     In questa puntata, rimandando il discorso sulla cupola, fermiamoci a riflettere  sulla domanda che, necessariamente, ci siam dovuti  fare quasi tutti con estrema semplicità di linguaggio: – Se i pilastri furono costruiti solo con la intelaiatura esterna di conci squadrati ed internamente, come salsicciotti, con materiali scadenti ed in ogni caso inimmaginabili o proibiti per quel tipo di strutture portanti, COME MAI ? DOVE  SI  TROVAVANO L’ARCHITETTO  OD I CAPIMASTRI RESPONSABILI quando , nel supposto tempo necessario di parecchi mesi per la loro erezione, furono realizzati ? Ed i Rappresentanti della Chiesa Madre, per non dire dei Nobili e del Clero tutto della nostra Città?

I nomi di Rosario Gagliardi e di Vincenzo Sinatra, architetto e  capomastro al di là dei tanti altri, ci corrono inquieti e  subito alla mente:  COME  FU  POSSIBILE  TUTTO  QUESTO?

Se le altre Chiese di Noto, non sappiamo ancora con precisione se tutte, posseggono pilastri veramente tali, costruiti a regola d’arte all’esterno e nel loro interno con materiali lapidei ben squadrati ed interi strutturalmente, COME MAI PROPRIO NELLA CATTEDRALE, allora CHIESA MADRE, fu possibile costruire simili pilastri, contravvenendo al buon senso delle più elementari tecniche costruttive  in uso nel Settecento siciliano?

     A questi interrogativi, certamente, i due suddetti Progettisti  daranno qualche risposta nel volume che sulla ricostruzione della Cattedrale sono in procinto di pubblicare, come altrettanto dicasi per i  due volumi di cui il buon Stephen Tobriner aveva annunciato l’uscita sulla storia della Cattedrale a quattro mesi dallo scorso  Febbraio: siamo in Agosto e, forse, il solo  sottoscritto, Amici miei, non Vi conosce!

Nell’attesa, pertanto, d’illuminarmi appena Vi leggerò, concedetemi queste considerazioni:

1)   – Tobriner, nello scorso Febbraio, sull’argomento ha chiaramente affermato, durante un pubblico incontro,  che la presenza del Gagliardi in Cattedrale è stato un fatto incontrovertibile tanto è vero che, incapsulata la prima chiesa nel 1746, l’architetto aveva dichiarato con giuramento che i muri ed i fianchi di questa erano già nel 1753 tanto deboli da ritenere necessario demolirli. Inoltre – è sempre Tobriner – morto il Gagliardi nel 1762, solo nel 1767 si nomina il Sinatra come suo successore.

2)   – Per quanto riguarda  i pilastri , Tobriner si è chiesto il PERCHE’ DI UN COSI’ GRANDE ERRORE, come quello di inserire dentro i ciottoli: e lui stesso ha cercato qualche risposta, condita però da tanti forse e  troppi  dubbi, al punto che qualcuno del pubblico – Sottoscritto in testa –  si è chiesto che bisogno ci fosse di far venire dall’America uno Studioso così reticente o così fantasioso in merito!   Infatti, per Tobriner, i materiali di risulta della prima chiesa sarebbero stati riutilizzati  per     riempire i primi metri dei pilastri, essendo quei materiali in prevalenza sassi di fiume per fondamenta: i capimastri posavano gli intagli esterni e gli operai riempivano gli interni. Tesi attendibile e/o verosimile.

 3)   – Altra risposta il Tobriner tenta cercando una traccia nella manifesta mancanza di denaro  e nel fatto che neppure il Senato della Città volle dare soldi per la Chiesa Madre: a questo punto la sua ipotesi dal  fatto storico travalica nell’immaginario collettivo d’un Popolo Netino che, “con travaglio personale” e con fatica, al poco denaro che riesce a  versare in onore anche del Santo Patrono S. Corrado,  aggiunge quasi un voto cittadino come quello di portare le “pietre dal fiume Asinaro” per completare i pilastri. Vera la prima parte, fantasiosa e/o molto discutibile – in attesa dei documenti che sconosciamo – la conclusione  dell’ipotesi!

        A questo punto – dinanzi a così sconcertante prospettiva – a noi non resta che attendere i libri sugli studi che i nostri  Tobriner,  De Benedictis  e  Tringali  sono in procinto , per le parti di loro competenza, di darci e dirci sulla nostra Cattedrale, pilastri compresi.

Nell’attesa vorremo solo registrare  quello che si pensa e che non si può dire,  cioè senza  rinunciare alla tanto  mugugnata  e molto modesta voce popolare  sull’argomento (anche se la vox populi non sembra più essere la vox Dei): infatti,  è proprio questa benedetta voce non troppo calunniante  che ci fa temere, per la costruzione dei pilastri nella nostra Cattedrale, una alquanto maldestra  o vera e propria TANGENTOPOLI DEL SETTECENTO siciliano ante litteram!

    Certo, non sarà facile dimostrare questo maledetto timore su COME e PERCHE’ CIO’ SIA POTUTO ACCADERE : ma questa pur discutibilissima ma prepotente mugunata, io mi auguro sia  fertile terreno per gli Storici di Noto, sperando soprattutto  nei  “Netini di Noto”.

     A noi, oggi, basta guardarci attorno per capire come  CON PUBBLICO DENARO gli edifici monumentali, civili o religiosi, si stiano non solo a Noto ricostruendo o restaurando in questo angolo di Sicilia Duemila dopo il terremoto di S. Lucia!

     Sì, avete ben capito quello che non posso né scrivere né pensare!

Perché, dunque, meravigliarsi del Settecento Netino quando i padroni Nobili e Clero non avrebbero mai sognato nessuna Legge sulla Trasparenza, Autority compresa?

       NOTA BENE la data:   Noto 12 Agosto 2000               Biagio  Iacono

 

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