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UNUCI-NOTO: “I sussurri delle cicale” fra suggestioni letterarie di…Amore e Morte!

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UNUCI-NOTO: “I sussurri delle cicale” fra suggestioni letterarie di…Amore e Morte!

Pubblichiamo il testo della conversazione che il ns. Direttore ha tenuto il 28 Novembre scorso presso

la Sezione UNUCI di NOTO per la presentazione del  secondo romanzo della docente-giornalista Cetty Amenta:

locandina CETTY AMENTA 2Sfogliando “ I SUSSURRI DELLE CICALE” di Cetty Amenta

Suggestioni letterarie fra Ricordi su…Amore e MORTE

  di Biagio Iacono

   NOTO, 2 Dicembre 2013 – Il 25 Novembre scorso, nel campo delle Pari Opportunità fra uomo e donna anche a livello socio-affettivo, è stato fatto il punto della situazione dedicando la giornata anche alla riflessione su come arginare e debellare la multiforme “Violenza sulle Donne”, espressa comunemente col neologismo “Femminicidio”, che è diventato uno dei nodi più amari e cruciali della distanza di cui soffre, non solo la nostra, ma gran parte della società contemporanea europea e mondiale.

Pertanto, non mi è stato difficile – per età ed esperienze educativo/professionali – ritornare con la memoria al grande arco di tempo in cui, specie in Sicilia ed a Noto, la  generazione del secondo Novecento era stata non solo coartata e plagiata ma soprattutto “male-educata” in proposito: per questo – leggendo il secondo romanzo di Cetty Amenta dal titolo “I sussurri delle cicale” – mi son fatto anch’io, come l’Autrice, leopardianamente naufragare nel mare dei “Ricordi” personali e letterari e quindi, riflettendo, non sono sfuggito alle comparazioni fra “Ieri ed Oggi” pensando al “pieno” di tanta cosiddetta “letteratura” – minore o maggiore non importa – in cui trionfa, assoluto e preminente, il gallismo siculo/maschilista dei tantissimi pseudo Pater familias ed affini.

Inserito dall’Amministrazione Comunale nell’ambito delle manifestazioni Effetto Noto nell’Estate scorsa e presentato dall’attuale Assessore alla Cultura prof. Cettina Raudino, che lo ha pure molto ben recensito su queste colonne del Val di Noto Magazine.it, questo romanzo s’impone alla nostra attenzione per l’articolata e complessa trama, che s’intuisce sin dalle pagine esterne del libro, la cui bella ed inquietante immagine di copertina si deve a Gianluca Alderuccio.

Cettina Raudino, nella citata recensione,su questo romanzo ha scritto che:

<< Dopo l’autobiografia, Io ero contenta è la volta di un vero e proprio romanzo, un bel romanzo che si legge tutto d’un fiato ma dotato di un impianto narrativo articolato e complesso, una storia, (una bella storia d’amore e di buoni sentimenti) che contiene in sé, come il gioco delle scatole cinesi, tante storie in un’altalena fra passato e presente, un ben congegnato su e giù per tutto il Novecento fino ai giorni nostriI sussurri delle cicale  è il  piccolo, mosso e sentimentale  affresco di una saga familiare tutta siciliana, tutta netina a dire il vero, una storia che ha il grande merito di farci rivivere, presi per mano da Maria la protagonista, le suggestioni, le atmosfere, i sapori, i profumi ma anche i valori, le credenze e la cultura di un mondo, l’identità di una civiltà, la nostra, ancora tangibile, ancora visibile…ma che stiamo acciuffando per i capelli perché rischia di essere travolta dai venti della globalizzazione. La Sicilia, (in questo caso rappresentata dalle chiese, dalle scalinate, dai campanili della nostra città, dai mandorleti e dalle masserie delle nostre campagne), o meglio la “Sicilitudine” è la vera grande protagonista del romanzo, ciò che permea e dà impronta al carattere dei personaggi, donne ed uomini che ne sono fortemente impregnati.>>

Quali sono gli altri temi o nuclei narrativi?”, si chiede ancora Cettina Raudino, che risponde in questi termini:

<< La storia di Maria innanzitutto, la protagonista, una donna che è giovane nel68 e che partecipa al suo tempo vivendo l’emancipazione attraverso l’impegno politico in prima persona, un tempo di illusioni di cambiamento ed in cui sventolano in Sicilia le bandiere rosse; tempo per Maria però di farsi rapire dall’amore, dalla passione. Maria è una donna forte, integra che a 62 anni, avendo scoperto di essere malata, decide di andare incontro alla morte con gratitudine per la fortuna di aver vissuto una vita serena, un amore grande che la accompagna fino alla fine e che nell’approssimarsi di questo evento, naturale, riviveconlamemorialasuastoriapersonalee,insiemeadessa,andandoaritrosonell’alberogenealogico, va dipanando levicendedellafamigliasua, dellamadreNinetta,edellafamigliadelsuouomo,ilfascinosofranceseJerome,diorigininetine.

Un flash back che ci regala la storia bellissima ed intensa della maternità di Cenzina Salemi e del marito don Peppino Juvara, della fedele criata Annetta, di Giovanna,  la figlia di Cenzina e don Peppino, tenuta sotto una campana di vetro ma che ancora una volta, per amore, esce fuori dalle regole, rompe la campana di vetro e va incontro ad un nuovo destino scappando in Francia. E poi c’è Noto, fotografata in vari momenti,  come una bella donna  sempre sicura di sé che si lascia cogliere dall’obiettivo in diverse occasioni  della giornata, che non disdegna di farsi vedere in tutti i suoi angoli segreti…A Noto il cerchio di questi destini si chiude…il richiamo delle radici fa sì che il compimento della storia avvenga qui.

Unuci 014L’altro nucleo tematico importante l’amore, grande motore degli eventi e vera forza rivoluzionaria che determina il cambiamento, ciò che fa voltare pagina e mettere in moto ogni blocco narrativo…Poi ci sono le donne: tutte figure forti e monolitiche a cominciare da Maria. Donne che sanno con certezza riconoscere la traccia del loro destino, gli uomini da amare per tutta la vita, figure generose e senza ombre, che, quando scelgono la disobbedienza lo fanno per una naturale inclinazione alla giustizia, lo fanno per una giusta causa, si ribellano quando c’è veramente da intervenire…è il caso di Cenzina….ecc. >>

Come si vede, quindi, “I sussurri delle cicale” è un libro coinvolgente la nostra piccola o grande storia sicula-notigiana, da leggere meglio anche in doppia “chiave” interpretativa: noi e Cetty Amenta, sul piano personale e, perché no?, anche professionale, come a me è capitato, per sentire il fascino ed il rimpianto che in esso emergono ad ogni piè sospinto per quello stesso perduto “piccolo mondo antico” di cui già gustammo l’anima nel primo romanzo “Io ero contenta…”.

Nessuna meraviglia se, in preda alle mie “suggestioni letterarie”, mentre rimando alle pagine di Cettina Raudino prima e poi di Enzo Papa sull’argomento in questo giornale, io mi soffermi a rievocare alcuni luoghi letterari o tòpos/tòpoi ai quali sono istintivamente tornato sfogliando “I sussurri delle cicale”: e nei quali mi pare consista l’anima multiforme di quest’opera, ovvero le tante “facce” che da essa derivano in questa piccola-grande epopea, il cui principale motivo ispiratore sono: i RICORDI fra AMORE e…MORTE! Attenzione:  ma…questo è solo uno dei tanti “binari” su cui potremmo discettare all’infinito, parlando di questo romanzo, come abbiamo detto qui in alto a proposito dei tanti motivi ispiratori.

Unuci 007    La protagonista de “I sussurri delle cicale”, Maria, infatti, ricorda… Ma quale autore, poeta o letterato, narratore o pittore, musicista o cantore – da Dante a Bufalino, solo per fermarci a casa nostraquando scrive NON…ricorda?  Difficile sfuggire ad un tale interrogativo: la risposta è TUTTI o…quasi!

Per questo, il romanzo sin dalle prime pagine s’apre con Maria che, a 62 anni e in fin di vita, ricorda…ricorda…la sua storia esistenziale che l’amore ha reso più dolce nel quotidiano cammino; ricorda la sua famiglia e quella del suo Jerome; ricorda gli antenati ed i discendenti, in un intreccio variegato ma similmente omogeno per tutti i personaggi…che l’Autrice – lo dice espressamente – non ha inventato ma solo fatti “ri-vivere” con l’arte della memoria e d’una scrittura che mi sembra tanto sapiente quanto apparentemente dimessa, impastata com’è continuamente da quel dialetto notigiano che ormai va scomparendo e che qui “ri-vive”, appunto, anch’esso nel ricordo di quegli amati protagonisti d’un tempo che fu!

Non nuova, anzi antichissima, questa soluzione narrativa, in cui la voce narrante è spesso sovrastata dal discorso diretto, come avviene a proposito di Maria, e come succede in tanti Autori d’ogni tempo, che in vari modi ci hanno lasciato i loro ricordi con la propria concezione poetica della vita o dell’arte: mi limiterò fuggevolmente ad indicarne alcuni fra i maggiori, sfogliando in parallelo il romanzo di Cetty Amenta  solo nelle prime pagine per indicar meglio cosa intenda dire.

Fra le pagine iniziali( 7-8-9) trascrivo in breve  per semplificare:

<< Maria aveva capito di avere i giorni contati…Fra poco il cerchio si sarebbe chiuso per sempre….profondamente grata al Padre eterno per averle concesso di vivere ancora un po’…Disperarsi non sarebbe servito a nulla…sarebbe morta ma avrebbe finalmente scoperto il mistero che l’attendeva oltre la siepe,….ottimizzare la morte esorcizzando nel contempo la paura dell’ignoto….Soltanto con Jerome non aveva bisogno di nascondere le lacrime…e comunicargli il suo amore, immutato nonostante lo scorrere degli anni.

Ebbene anche il principe longobardo  Adelchi, nell’omonima tragedia manzoniana, ferito a morte esclama che “…Gran segreto è la vita e non comprende / che l’ora estrema.”, così come Francesca da Rimini, nell’Inferno dantesco, risponde al Poeta: «Nessun maggior dolore/che ricordarsi del tempo felice/ne la miseria; e ciò sa ‘l tuo dottore./Ma s’a conoscer la prima radice/del nostro amor tu hai cotanto affetto,/dirò come colui che piange e dice.”  E ciò vale per tutti i dannati che, appunto, ricordano il ”dolce mondo”: tutta la Divina Commedia non è nient’altro che un…ricordo, un continuo e straordinario…ricordare!    

Le tre protagoniste della serata UNUCI del 28 Novembre 2013 - Cetty Amenta, Marika Mazzonello e Paola Liotta - di cui a breve parlerermo.

Le tre protagoniste della serata UNUCI del 28 Novembre 2013 – Cetty Amenta, Marika Mazzonello e Paola Liotta – di cui a breve parlerermo.

Quasi tutta la figura di Maria, che s’impegna in politica, è certamente l’immagine  a sinonimo delle non sempre facili o felici esperienze politico-amministrative che l’Autrice ha vissuto in prima persona nelle lotte di partito ed in specie durante le sue campagne elettorali: eppure la protagonista Maria s’innamora al primo istante alla fulminea vista degli occhi blu di Jerome:

Per qualche secondo i loro occhi si fissarono mentre Maria si sentì mancare, il cuore le scalpitava nel petto come un cavallo impazzito…”  Sentiva solo “…il tonfo accelerato del suo cuore. Mai prima d’allora le era capitata una cosa simile. Incapace di distogliere lo sguardo, provava un’assurda attrazione per lo sconosciuto. Era quello il colpo di fulmine descritto dalle eroine dei  fotoromanzi?” si chiede, mentre il “ giovane francese …dai due magnifici occhi blu…” le trasmetteva “…una vampata di calore (che) le pervadeva il corpo togliendole il respiro. (pagg.27/30)

   Cetty li chiama, quelli, momenti infinitesimali”: certo non diversi ma troppo simili a quelli che Francesco Petrarca ci aveva già ricordato – appunto: ricordato – nel sonetto “Erano i capei a l’aura sparsi…” rievocando che “…il vago lume oltre misura ardea / di quei begli occhi… Uno spirto celeste, un vivo sole / fu quel ch’io vidi, e se non fosse ancor tale, / piaga per allentar d’arco non sana!” In “Solo e pensoso…” in “Quel rosignol che sì soave piagne…”ed in tutto il Canzoniere petrarchesco, il quale altro non è che uno sconvolgente e meraviglioso…ricordo!

   Ma, tornando al ns. romanzo, diversamente dal Petrarca però, in Maria la ferita d’amore si sarebbe ben presto “rimarginata”, anzi avrebbe dato fiori e frutti nei figli e discendenti! E, tuttavia, qualche giorno prima di morire, Ella “…cercò con lo sguardo Jerome che le dormiva accanto. Rumani faciemu quarant’anni ca ni canusciemu. Pensò ripercorrendo per l’ennesima volta le tappe della loro magnifica storia d’amore.

  A questo punto sottolineo come – in questa sede – io stia volutamente sorvolando e non mi soffermi sull’importanza che l’uso prepotente e preponderante del dialetto notigiano in Cetty Amenta assume, quando ella scrive e dà libero corso alle suggestioni linguistiche assorbite nella sua prima giovinezza, perché da solo, tale aspetto, meriterebbe un’altra ben più ardua analisi!

Ma, senza voler ripercorrere secoli e secoli, torniamo al ns. suddetto parallelo: da Lisabetta da Messina del Boccaccio all’Aminta e Silvia del Tasso, da Quanto è bella Giovinezza di Lorenzo il Magnifico alle Vite di tantissimi Autori che…ricordano….sino ai nostri giorni.

In tema di ricordi, cito sia “A Silvia” o le “Ricordanze” di G. Leopardi, autore di Amore e Morte che la Sorte ha generato fratelli: quando si parla della di lui Vita fatta solo di Ricordi, nonché sulle Speranze della sua giovinezza, noi ci accorgiamo che, in fondo, quella non era poi tanto “diversa” da quella di ognuno di noi – s’intende nei limiti – e, quindi anche della Maria dei Sussurri!

Ugualmente potrei dire per tutta la Noto dell’Ottocento, che vide in Mariannina Coffa l’ultima nostra tardoromantica, epigona delle stesso Leopardi: “Nuovi Canti” i suoi versi si titolarono nel 1859 a Noto e nel 1863 a Torino. Se la Maria di Cetty rievoca i versi della canzone di Jovanotti “A Te”, Mariannina Coffa di poesie “A Te” ne scrisse e titolò almeno tre, da me pubblicate nelle “Poesie Scelte” del 1987 ed in “La Capinera che non sorrise” del 2003 con la mia Sicula Editrice-Netum!

Potrei così continuare all’infinito, nel parallelo con la protagonista Maria in fin di vita che ricorda, tanti sono i “luoghi letterari” della mia stessa esperienza educativa ed anche autobiografica che, sfogliando e leggendo “I sussurri delle cicale”, di necessità o virtù, vanno direttamente a proiettarsi nella Letteratura, dal Duecento  all’Otto/Novecento sino ad arrivare, se volete, ai tempi nostri!

Tempi nostri che basterà rievocare col solo poeta Vincenzo Cardarelli – il Leopardi del Novecento – quando, a proposito dei Ricordi, nella lirica Passato” ci dice: <<  I ricordi, queste ombre troppo lunghe /del nostro breve corpo,/questo strascico di morte/che noi lasciamo vivendo/i lugubri e durevoli ricordi,/eccoli già apparire:/ melanconici e muti/fantasmi agitati da un vento funebre./E tu non sei più che un ricordo./Sei trapassata nella mia memoria./Ora sì, posso dire che/che m’appartieni/e qualche cosa fra di noi è accaduto/irrevocabilmente./Tutto finì, così rapido!/Precipitoso e lieve/il tempo ci raggiunse./Di fuggevoli istanti ordì una storia/ben chiusa e triste./Dovevamo saperlo che l’amore/brucia la vita e fa volare il tempo.>>

Anche la Maria di Cetty – come noi tutti – si accorge, rievocando la sua storia esistenziale, che  avrebbe dovuto anche lei saperlo che “ …l’amore/brucia la vita e fa volare il tempo!>>

    Ma volendo chiudere questa mia conversazione ai giorni nostri, vi richiamo quanto un critico letterario di gran pregio – il nostro concittadino prof. preside Enzo Papa – ci ha detto e scritto (vedi tutto il contributo in questo giornale) su questi due temi fondamentali, Amore e Morte, in occasione della recente manifestazione di Volalibro riflettendo sulla figura e l’opera di Gesualdo Bufalino, lo stesso autore a cui si riferiva Cettina Raudino parlando di questo secondo romanzo di Cetty Amenta: 

<< Il pencolare stesso tra vita e morte, tra Bios e Tanatos, temi fondamentali di tutto il suo narrare, assieme a quelli dell’amore, della memoria, della malattia, di Dio. E di altri. Sono questi temi fondamentali e caratteristici di gran parte della produzione letteraria del 900 europeo, del Decadentismo europeo, di cui Bufalino potrebbe essere considerato un ultimo epigono. Cos’è dunque per Bufalino la vita? Cos’è questo nostro inquieto e incomprensibile andare? La vita, la vera vita, Bios, è di qua o di là, oltre quel labile velo di nebbia che si può squarciare con estrema facilità?

Dunque, così la vita. Il suo contrario, la morte, Tanatos, tema fondamentale di ogni scrittura, può essere sentita come rimpatrio, come nòstos, come ritorno ad una libertà primigenia, ma anche come scandalo, come sopruso o, perfino, come “iniziazione amorosa” a causa dei suoi “oscuri legami” con l’ErosBufalino si chiede, e ce lo fa chiedere a noi, cosa sia realmente la morte, se “esilio o rimpatrio”, se “accidente o progetto”. Al tema della morte, dunque, è legato strettamente il tema dell’eros, dell’amore, per “oscuri legami”, egli dice. Eros e Tanatos. Tema antico quanto l’uomo, eppure sempre attuale.>>

       Vi ringrazio per l’attenzione e, se con questa analisi del testo limitata solo ai temi dell’AMORE e della MORTE sono stato troppo ardito nelle mie rievocazioni letterarie – nate dalle suggestioni che la lettura del libro “I sussurri delle cicale” mi ha piacevolmente fatto sgorgare dal profondo del cuore e della memoria – Vi invito a leggere questo libro e, se lo riterrete, a farmi sapere il Vs. meditato giudizio per un confronto ed una riflessione che, comunque sia, sarà certamente foriero di altre analisi ed altre rispettabilissime opinioni.

    Il tutto però prima che…Cetty Amenta ci presenti il prossimo romanzo – che…avrebbe in segreto già iniziato – per completare una nuova trilogia notigiana come un nuovo Trittico Netino di questi nostri primi anni Duemila.

 Noto, 02 Dicembre 2013                            Biagio Iacono

NOTA BENE: LE FOTO DI QUESTO SERVIZIO SONO DEL CAP. PROF. FRANCESCO CAPODICASA

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