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Licciardello: Catastrofismo sadico o…saggia Previsionalità?

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Licciardello: Catastrofismo sadico o…saggia Previsionalità?

Finalmente, dopo qualche tempo di trepidante attesa, riceviamo – anche con l’aiuto di Paolo Anelli – una riflessione di Pasquale Licciardello, il maggiore Studioso più vicino a Gino Raya, nostro affezionatissimo Amico e Collaboratore sin dai tempi della Rivista NETUM e de LA GAZZETTA DI NOTO.  Benvenuto, caro Pasquale!  Biagio Iacono

CATASTROFISMO  SADICO  O  SAGGIA  PREVISIONALITÀ ?

Frontespizio del libro di Pasquale Licciardello, Il famismo nella cultura contemporanea, 1974.

Frontespizio del libro di Pasquale Licciardello, Il famismo nella cultura contemporanea, 1974.

di Pasquale Licciardello

  Nell’ultimo mezzo secolo gli avvertimenti su pericoli vari con esiti catastrofici fioccano, ma le autorità politiche non li prendono sul serio: non hanno la cultura per capirne la gravità e l’impellenza. Tutti presi dalle loro attività passioni professioni e leggerezza, fanno orecchio da mercante a giudizi e moniti di personalità autorevoli per competenza specifica e che con quella carenza di attenzione stridono minacciosamente. L’unica dimensione che scuote gli uomini agitati e li fa attenti è quella economica: ogni santo e diabolico giorno siamo bombardati da una serie di sigle e simboli che suonano la medesima solfa: listini di Borsa, spread che sale e scende (e se scende di una misera unità o sua grassetta porzione, eccoli, i devoti del santo Pil, illuminarsi d’immenso, fanatici Ungaretti ludici di una stravolta Poesia). Viviamo storditi da questa matematica zoppa, mentre l’ambiente prosegue nel suo degrado, la campagna, mutilata dagli eccessi barbarici di case palazzi ville sovente abusive (masochisticamente sanate da responsabili incoscienti, ignari di territorialismo e tutela ambientale). Le spiagge insultate, anch’esse, da costruzioni abusive, anche qui con il marchio d’infamia della sanatoria facile (e la corruzione sottostante), hanno perduto l’originario volto di sintesi terreno-mare. E così via.

Nel frattempo cresceva il traffico motorizzato: macchine di ogni modello peso prezzo e capacità inquinante hanno occupato sempre più lo spazio stradale, rendendolo impraticabile per gli anziani e rischioso per i (rari) giovani che lo onorino della presenza smotorizzata. E c’è di peggio, come la meritoria attenzione delle inchieste di Striscia la notizia mostrano e denunciano: molte spiagge da Roma in giù (e un poco anche in su) sono diventate terminale osceno di rifiuti estrosamente vari e variamente approdati sugli spazi inermi che sembrano lacrimare davanti all’impotente mare. Il quale, colmo dei colmi, se s’incazza come in mitica protesta, altro non può fare che spargerle e talvolta risucchiarli: unica beffarda aggressione ripulitiva.  Risultati di effetti collaterali di tanto abominio: insicurezza che irrita il sistema nervoso rendendo aggressivi giovani e meno giovani, con non rarissime liti da precedenze negate e sorpassi azzardati. E via elencando. Il quadro accennato è solo uno degli effetti dell’incoscienza collettiva che ha ispirato a studiosi di vaglia previsioni catastrofiche sul futuro che ci aspetta al varco di un calendario più prossimo che remoto. Ed ecco un Roberto Vacca scrivere in tutta serietà di un Medioevo prossimo e di una contestuale Morte di megalopoli. Ecco un Konrad Lorenz constatare e denunciare un vero e proprio disastro antropologico, che luccica sinistramente fin dal titolo del suo best seller: Il declino dell’Uomo.

Ma già nel 1935 lo storico olandese Johan Huizinga poteva illustrare in un saggio famoso La crisi della civiltà, aiutato, in questo sguardo lucido, dal rampante nazismo che ne abbreviò la vita nelle sue barbariche carceri. Per tacere di altri autori, magari meno celebri o popolari, ma non digiuni di argomenti. Anche altri settori dell’intelligentsia internazionale suonano allarmi. Christopher Hitchens, autore dello “scandaloso” (per le masse caprine) Dio non è grande, che mostra e dimostra “come la religione avvelena ogni cosa”. Eccone un passo: “La fede religiosa è inestirpabile, appunto perché siamo creature ancora in evoluzione. Non si estinguerà mai, o almeno non si estinguerà finché non vinceremo la paura della morte, del buio, dell’ignoranza e degli altri”. E campa cavallo! Pareri, per un verso, contrastanti, da Lorenz a Hitchenz, dunque: mentre il primo parla di un Uomo in declino, Hitchents sembra fiducioso su un’evoluzione umana ancora incompleta: differenza non da poco, ma convergenza piena sull’idea di un “uomo in bilico”, (per usare un felice titolo di romanzo). Lo specimen del Lorenz è il declino, quello di Hitchens l’immaturità: due modi diversi, ma convergenti nella bocciatura di homo sapiens al quadrato, di misurare l’inadeguatezza del bipede cosiddetto razionale.

Facendo confusione, in sostanza, tra le capacità di indagini variamente e strettamente scientifiche, delle quali è impossibile dubitare, con la razionalità intesa come capacità di occuparsi di salute e sopravvivenza della specie. Obiettivo, questo, che non sembra abitare nella piega cerebrale prevalente, quella, appunto, che mira al traguardo multilaterale della scoperta di nuovi aspetti della realtà. Siamo arrivati all’atomo, e per qualche tempo sembrò l’ultima Thule della ricerca fisica instancabile. Come era bello, quello schema, nella sua semplicità: ogni corpo è composto di atomi, ogni atomo è un micro-sistema planetario: il mini-sole è il nucleo, e questo è fatto di protoni e neutroni, quelli elettricamente positivi, questi neutri, cioè privi di carica elettrica; intorno al nucleo ruotano vertiginosi elettroni, ovviamente a carica negativa. Schema semplice, riposante, meta finale dello scavo impertinente di homo sapiens. Macché: l’euforia durò pochi anni. Frugando con maggiore avidità gnoseologica più invasiva in quel microcosmo, si scoprì che protoni e neutroni non sono l’ultima Thule della reductio fisica: sono entità composte di coserelle più piccine, i cosiddetti quark! E si fermasse qui, la sorpresa impertinente! Macché! I quark sono una famiglia e i suoi componenti vanno distinti, cioè colorati! E così abbiamo i quark blu, quelli rossi e via spendendo. E’ finita? Ancora macché. Ci sono particelle elementari e antiparticelle. Una frazione minima di secondo dall’ormai famoso  Big bang  pari a 10 elevato alla potenza di -43 (come dire 1/43 di secondo) i fisici ci assicurano che erano presenti tutte le particelle e le anti evocate di cui sopra: che naturalmente si azzuffavano, provocando effetti clamorosi, come il fotone B, con  densità superiore a quella materiale delle particelle. La durata di questa prevalenza viene definita Era della radiazione.

Passeranno secoli prima che lo “scandalo” (la radiazione più densa della materia) venga sanato, e sarà l’Era della materia. Nel frattempo, le galassie vanno a spasso, cioè si spostano (effetto Doppler garante con lo spettro che scende verso il rosso), e noi, sul minuscolo supergigante Terra (vedi relatività dei valori!) vaghiamo nello spazio verso…Dove? Ci  siamo allontanati troppo dal titolo, o forse no. Tout se tien, dice il Saggio. Infatti. Che si vuol dire? Che esiste una divaricazione enorme tra scienziati e speculatori di Borsa, tra scoperte clamorose sull’ “atomo opaco del male” (G. Pascoli) ruotante nello Spazio infinito e gli speculatori terragni, i corrotti e corruttori che ci fanno gridare al miracolo quando se ne coglie uno in flagranza di delitto, mentre, come tutti sappiamo e molti fingono di non sapere, la malavita organizzata continua a prosperare, imporre il pizzo, realizzare le sue faide con nonchalance coriacea, e così via. Dentro lo stesso tempo il 99/100 dei belanti che tremano di euforica esaltazione per il simpatico Papa Francesco, e l’immane prevalenza dei fantofagi (mangiatori di fantasmi variamente euforizzanti) restano aggrappati ai macigni scintillanti dell’illusione, aspettando, ingordi, una seconda vita, infinitamente più bella di questa scartina che ci tocca sulla terra.

Al dunque. Immaturo in attesa di maturare, homo sapiens, o prodotto decadente che si avvia al declino e al peggio per eccesso di bulimia? Troppi segni e azioni ed omissioni cantano la seconda soluzione. Che non tocca i barioni, liberi di fiorire anche nel marciume, prodotto esclusivamente umano, dove loro vivono come nella più squisita torta. Cosa sono i barioni? Sono le particelle elementari formate da una tripletta di quark. E quindi, infilati negli atomi e loro composti. E non chiedete altri dettagli, o improbabili lettori, ché lo spazio occupato è già tanto. E le orecchie ronzano d’un saggio avvertimento: Est modus in rebus: sunt certi denique fines,/ quos ultra citraque nequit consistere rectum  Così, Orazio, satiro (Dante dixit) ci mette in guardia contro gli eccessi e le lungaggini in particolare.

 Acireale, 12 Gennaio 2014                         –                      Pasquale Licciardello

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