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E.F.S. – “L’incremento della presenza di Caretta caretta…” –

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E.F.S. – “L’incremento della presenza di Caretta caretta…” –

L’incremento della presenza di Caretta caretta nel Mediterraneo: alcune ipotesi.

di Paolo Pantano

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Ho tratto questo articolo dal “ GRIFONE,  Bimestrale dell’ENTE FAUNA SICILIANA, Associazione naturalistica di ricerca e conservazione” – ONLUS ADERENTE ALLA FEDERAZIONE NAZIONALE PRO NATURA, del 31 agosto 2016 ANNO XXV n. 4 (134), ove il Segretario Regionale Corrado Bianca  svolge un’articolata e dotta analisi sul Progetto Caretta Caretta  nelle prime pagine, che i Lettori possono direttamente aprire, e/o  sfogliare tutto il periodico cliccando: Anno XXV n. 134 .       Biagio Iacono

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  In tutta la costa che va da Siracusa a Portopalo di Capo Passero è in atto un fenomeno rilevante che riguarda l’incremento delle ovideposizioni della tartaruga marina Caretta caretta sulle coste della Sicilia sudorientale ed in particole nelle spiagge di Arenella (vicino a Siracusa), presso la “Loggia” dei barconi della vecchia tonnara e nella spiaggia di contrada Cicirata (territorio di Avola), e poi, ancora, nelle spiagge del territorio di Noto: Scogli Bianchi, Vendicari, San Lorenzo quarta strada, Morghella. Quest’anno a Morghella sono nate quaranta tartarughe e a San Lorenzo, venticinque.

caretta

A proposito dell’incremento delle ovideposizioni di Caretta caretta registrato negli ultimi anni, sono state formulate varie ipotesi. Ne prenderemo in considerazione alcune che, naturalmente, devono essere sottoposte a verifiche scientifiche e a un incrocio di dati, rilevati in questi anni da istituti di meteorologia, Capitanerie di Porto, o altri enti preposti al rilevamento statistico dell’intensità e della direzione prevalente dei venti, delle correnti marine, etc. Tra le ipotesi proposte per spiegare il suddetto incremento vi è il cambiamento (costatato anche da molti velisti) della prevalenza dei venti di grecale e di libeccio rispetto a quelli di levante e di scirocco. Di conseguenza si potrebbe (il condizionale è d’obbligo) prendere in considerazione anche il cambiamento delle correnti marine, per cui le meduse, di cui si alimentano i giovani delle tartarughe marine, e piccoli pesci, crostacei e calamari, di cui si nutrono gli adulti, seguirebbero tali correnti. Si è notato, inoltre, che le spiagge più battute dai venti di grecale e di libeccio tendono ad accumulare una maggiore quantità di sabbia. Un’altra spiegazione considera l’aumento della temperatura del mare (i nuotatori per trovare acque fresche devono allontanarsi di più dalla costa rispetto agli anni passati). Ci rendiamo conto che tali ”osservazioni” sono o intuitive, o nate da una semplice constatazione “a pelle”, ma se il tutto viene legato all’ormai conclamata questione dell’effetto serra e dei conseguenti cambiamenti climatici in corso, queste “osservazioni empiriche” trovano un riscontro più attendibile.

L’I.P.C.C. (International Panel Climate Change), organismo dell’ONU, ha dimostrato, attraverso la rilevazione di fenomeni registrati e documentati in tutto il mondo, che il cambiamento del clima comporta, assieme ad altre manifestazioni associate, il riscaldamento globale (global warming) e l’aumento della temperatura delle acque marine. Altra ipotesi da accertare riguardano il probabile aumento, almeno in alcune aree, delle disponibilità trofiche ed il miglioramento delle condizioni ambientali, legate ad esempio all’incremento delle praterie di Posidonia oceanica, ad una minore pressione venatoria sulla specie e ad una maggiore sensibilità ambientale dei pescatori, che rigettano in mare le tartarughe quando si impigliano nelle reti.Caretta caretta 2013  schiusa 009

Un certo numero di tartarughe, anche se non molto rilevante, è salvato dopo la liberazione dagli ami da parte degli stessi pescatori, o di aderenti ad associazioni ambientaliste. Alcuni autori rilevano come una migliore e più abbondante risorsa trofica, derivante dal maggior afflusso di acque del Mar Rosso provenienti dal Canale di Suez, consenta la presenza di un maggior numero di tartarughe nel Mediterraneo. Quest’ultimo fenomeno comporta, comunque, un incremento della fauna marina alloctona nel Mediterraneo, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, con effetti negativi per la competizione con la fauna autoctona. Infine, ma rispetto a tale ipotesi restiamo ancora più cauti, è adombrata la tendenza delle tartarughe a ritornare sulla stessa spiaggia dove sono nate. Alcune persone ricordano che 18 anni fa vi furono ovideposizioni nelle spiagge vicino a Vendicari. Tale ipotesi, anche se molto suggestiva, si riferisce alla possibilità di un “imprinting” della Caretta caretta, ma dovrebbe essere supportata da un monitoraggio a lungo termine e da specifici studi ecologici per essere provata scientificamente.

  Paolo Pantano

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