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Angelo Fortuna: riflessioni sul libro “Mons. S. Guastella…” di B. Iacono.

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Angelo Fortuna: riflessioni sul libro “Mons. S. Guastella…” di B. Iacono.

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Riflessioni sul libro di Biagio Iacono:

“Mons. Salvatore Guastella. Vita, opere e pagine sparse”

di Angelo Fortuna

 Nell’attesa della cronaca della serata di presentazione del 12 Luglio scorso, pubblichiamo il testo dell’intervento del prof. Angelo Fortuna con le foto di Salvo Cataneo.

Il bel volume “Mons. Salvatore Guastella. Vita, opere e paginche ringraziamo per la preziosa collaborazionee sparse” (Sicula Editrice–Netum, 2017, pagg. 152, Edizione fuori commercio), di Biagio Iacono, con prefazione di Mons. Giuseppe Malandrino, nostro Vescovo emerito, necessita di qualche precisazione preliminare per porre i lettori in situazione. Meglio ancora per cogliere le finalità dell’Autore e, principalmente, il messaggio umano e cristiano di Mons. Salvatore Guastella, scrittore prolifico e uomo di fede e di profonda cultura, personaggio insigne del Novecento netino.

Il preside prof. Angelo Fortuna durante l suo intervento.

Il preside prof. Angelo Fortuna durante il suo intervento.

La prima considerazione riguarda l’Autore, Biagio Iacono, che, volendo fare un omaggio a Mons. Guastella, al fine di meglio ricordare il “sacerdote autentico e lo scrittore-storico militante”, ha volontariamente evitato un solipsistico monologo su di lui e ha voluto coinvolgere nella redazione del testo non solo il già citato Mons. Malandrino, ma anche il prof. Costantino Guastella, fratello minore del protagonista del libro, il prof. Emanuele Umberto Muscova, il sottoscritto (bontà sua) che ha accettato con entusiasmo di collaborare, il prof. Orazio Di Rosa e don Ottavio Ruta. Non va dimenticato il fotografo Salvatore Cataneo che ha fornito liberamente assistenza tecnica e foto. Biagio Iacono si è affidato ad una serie di scritti, pubblicati sulla sua rivista Netum, su “La Vita Diocesana” e su altri organi di stampa dai sopracitati collaboratori e, soprattutto, dallo stesso Mons. Guastella. Proprio questi scritti ci danno la misura del personaggio omaggiato nel volume in esame: ricercatore, lettore, scrittore, storico e uomo di fede onnivoro, cui potrebbe perfettamente adattarsi la ben nota sentenza di Terenzio (Publio Terenzio Afro: Cartagine, 190 circa – Stinfalo, 159 circa a.C.): “Homo sum, humani nihil a me alienum puto”.

0u3a0428Ho voluto fornire queste iniziali precisazioni anche per mettere a fuoco il ruolo di curatore del testo e regista di Biagio Iacono, il quale, ben sapendo che un volume di 150 pagine non poteva esaurire il discorso su Mons. Guastella, scrittore quantitativamente e qualitativamente imponente, ha voluto promuovere, con pieno successo, una sorta di brainstorming su di lui, là dove brainstorming va inteso nel senso di un vero e proprio assalto mentale del prestigioso autore, assalto condotto in virtù della presentazione di una notevole varietà di testi di vari autori. L’obiettivo, a questo punto, risulta chiaro nel senso che il regista dell’operazione editoriale, tramite liberi confronti di idee, ha voluto mettere a fuoco la complessa personalità di mons. Guastella, sia allo scopo di dare una visione complessiva del suo impegno ecclesiale, culturale e umano, sia per coinvolgere in ulteriori ricerche sulla sua opera altri studiosi ai fini di una più completa conoscenza dell’autorevole studioso netino. Le coordinate generali le ha brillantemente elencate sia nella presentazione dell’opera, sia principalmente nel suo acuto intervento, Mons. Malandrino, evidenziando di Mons. Guastella la “grande e convinta Fede, il mirabile spirito di servizio e la seria e vasta cultura”. Il che gli consentiva di suonare “armonicamente su varie tastiere e con opportuni registri”, scrutando “i segni dei tempi”.

Mons. Giuseppe Malandrino, Vescovo Emerito di Noto, durante il suo intervento.

Mons. Giuseppe Malandrino, Vescovo Emerito di Noto, durante il suo intervento.

Nella sua premessa, l’Autore-editore-curatore chiarisce che l’opera è il risultato di un’intesa tra lui e il prof. Costantino Guastella, fratello del protagonista. Un fiore in omaggio alla venerata memoria dello scrittore-storico della Città e Diocesi di Noto, ben sapendo che non si tratta di un’opera omnia ma di una miscellanea per soddisfare ma anche accrescere la curiosità di chi, attraverso questi “fiori di pagine”, vorrà approfondire lo studio e la conoscenza delle opere di Mons. Guastella, immergendosi in tal modo anche nelle temperie culturale e spirituale del Novecento netino.

Quanto mai opportune risultano quindi le annotazioni personali del prof. Costantino Guastella. La sua descrizione della figura “esile, magra, delicata, timida e sorridente” del fratello maggiore Totò, già seminarista, aggiunge note emotive di particolare tenerezza, specialmente là dove dichiara che “durante il periodo degli studi mio fratello mi è sembrato sempre magrolino e bisognoso di integrazione alimentare”. Il ricordo del signor Coletta, portiere del seminario, la descrizione dei seminaristi inquadrati in processione, l’accenno alla cerimonia di ordinazione presbiterale presieduta da Mons. Calabretta e poi ancora la rievocazione del nuovo presbitero come viceparroco della Cattedrale, come organizzatore della “Mostra Diocesana di Arte Sacra” nel 1962, come responsabile dell’Azione Cattolica Femminile e dell’Unitalsi, sono elementi efficaci per un’immagine di insieme delle temperie ambientale, culturale e cristiana del secondo Novecento.

Angelo Fortuna, Mons. Giuseppe Malandrino, Vincenzo Rosana, Costantino Guastella e Biagio Iacono

Angelo Fortuna, Mons. Giuseppe Malandrino, Vincenzo Rosana, Costantino Guastella e Biagio Iacono

Il prof. Costantino traccia quindi un rapido schizzo dell’impegno del fratello monsignore che, ad un certo punto, sceglie di partire per Roma, ove svolge le mansioni di viceparroco presso la parrocchia Stella Matutina a Monte Mario e può così meglio dare sfogo alla sua vocazione di studioso presso gli archivi vaticani e creare l’Associazione dei Netini a Roma insieme con il comm. Salvatore Bova. Descrivendo il suo ritorno a Noto dopo 38 anni di servizio a Roma, il prof. Costantino Guastella conclude la sua testimonianza con l’ultima parola rivoltagli dal fratello per telefono dall’ospedale di Avola, poco prima del suo transito. Un semplice e commovente “ciao” che esprime la certezza che la morte non interrompe il rapporto con questo mondo e che dall’al di là continua a seguire i nostri incerti passi terreni, in attesa dell’abbraccio nella gioia dell’infinito.

Meno emotivamente coinvolto, preservando il distacco dello studioso, il prof. Umberto Muscova traccia un profilo biografico di mons. Guastella, che abbiamo avuto il piacere di apprezzare in anteprima  il 23 dicembre nella sede del Meic. Lo studioso fornisce informazioni utili ai lettori del volume per potere cronologicamente seguire l’iter e l’attività di una persona, di un sacerdote, di uno scrittore, che mai pensò di porre la parola fine al suo impegno nella sua lunga esistenza, quasi 94 anni, che però oggi appaiono per quello che realmente sono nello spasmodico imperversare del trionfo travolgente del tempo: un attimo fuggente.

Il Sindaco di Noto, dott. Corrado Bonfanti, durante il suo breve saluto.

Il saluto del Sindaco di Noto, dott. Corrado Bonfanti.

A questo punto, l’Autore-regista ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie nella scelta dei testi di Mons. Guastella da includere nel volume. Ne è uscito un florilegio che, mentre dà la misura della tempra di studioso di Mons. Guastella, stupisce per la straordinaria varietà del suo impegno di ricercatore e scrittore. Il volume costituisce uno stimolo, un appello a non collocare nel purgatorio dell’oblio la sua figura e il messaggio umano veicolato nella sua opera. Ben appropriata appare la decisione di presentare nelle pagine iniziali uno tra gli studi che Mons. Guastella dedicò all’eminente umanista e bibliofilo netino Giovanni Aurispa (1376 – 1459), per cui nutrì un’ammirazione illimitata, non tanto e non solo per essere stato maestro di greco di Lorenzo Valla, ma soprattutto perché dal suo secondo viaggio a Costantinopoli, nel 1423, portò in Italia ben 238 codici, oggi catalogati nella biblioteca apostolica vaticana e in altre prestigiose  biblioteche europee e americane: “Quello che gli amanuensi benedettini fecero per l’Occidente latino – chiarisce Mons. Guastella –  egli lo fece per l’Oriente greco”. A futura memoria e, nell’obiettivo della realizzazione di una Mostra permanente d’arte sacra al Palazzo Sant’Alfano, Biagio Iacono trascrive, subito dopo, il testo integrale che il Nostro redasse in occasione della 1° Mostra Diocesana di Arte Sacra da lui curata nel suddetto palazzo dal 20 aprile al 14 maggio 1962. In un’epoca, la nostra, contrassegnata dall’indifferenza religiosa e da un’apostasia di massa, l’attenzione di Mons. Guastella verso l’arte sacra si collega con la sua devozione per il vescovo Mons. Giuseppe Vizzini, che diede un forte impulso alla creazione di nuove parrocchie. Dunque,  arte e rinnovamento pastorale: un binomio profetico.

Il prof. Biagio Iacono.

Il prof. Biagio Iacono.

Lo stesso atteggiamento il Nostro tenne nei confronti di Mons. Angelo Calabretta che gli conferì l’ordine presbiterale il 29 giugno 1945 insieme al nostro sempre amato Mons. Vincenzo Caruso, assistente per molti decenni del Movimento Laureati Cattolici, sorto nel 1932 e poi, dal 1980, divenuto Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale. Mons. Guastella pose in rilievo in molti suoi scritti, alcuni dei quali troviamo nel testo in analisi, l’atteggiamento distinto, autorevole e amorevole di Mons. Calabretta che, l’11 luglio 1943, andò incontro ai militari anglo-americani, sbarcati il giorno prima, 10 luglio, ad Avola e a Pachino. Il suo comportamento di dignitoso padre del popolo netino conquistò perfino il gen. inglese Lord Rennel Rood, il quale ebbe parole di venerazione anche verso S. Corrado, protettore di Noto. Sotto questo aspetto, felice appare la decisione di riportare integralmente il testo in cui Mons. Guastella riproduce il voto di Mons. Calabretta, fatto il 28 febbraio 1943, con cui richiese coram populo l’intercessione di S. Corrado per preservare Noto dalle incursioni aeree. Questo voto perpetuo è un atto storico fondamentale per la memoria storica della comunità netina.

Il prof. Costantino Guastella durante il suo intervento.

Il prof. Costantino Guastella durante il suo intervento.

Che dire poi del magnifico profilo che traccia del can. Corrado Sbano (1827 – 1905), suo alter ego, straordinario uomo di fede e di cultura, fecondo scrittore e poeta, che noi conosciamo soprattutto come maestro di vita della poetessa Mariannina Coffa, sulla quale Mons. Guastella si sofferma a lungo nelle pagine finali del libro? Procedendo rapidamente, ricordiamo che egli ebbe tra i suoi amici più cari lo scultore e medaglista netino di adozione Giuseppe Pirrone (1898 – 1978), che noi conosciamo soprattutto per aver realizzato le formelle bronzee del portale della Cattedrale. Ebbene, nel volume “Passatempo”, Mons. Guastella tratta un aspetto inedito dello scultore netino: la sua passione per la poesia, il suo amore per Leopardi e le sue capacità di traduttore in lingua siciliana del grande poeta recanatese. Biagio Iacono ha riportato della mia relazione sull’opera di Mons. Guastella riguardante il suo grande amico alcuni tratti che testimoniano il grande amore per la poesia del Pirrone, ma anche la sua dichiarazione d’amore per Noto: “Amo Noto perché mi ha raccolto fanciullo, mi ha educato e formato artisticamente. Noto per me è la mia patria. Infatti, il trasporto che avevo per le Arti l’ambiente netino lo ha elevato in modo incredibile per le sue stupende architetture e le splendide sculture”. Mons. Guastella segnala però un identico amore del Pirrone per Recanati, al punto che proprio nella terra del Leopardi volle essere seppellito. Possiamo concludere affermando che per lui Noto è la patria dell’anima per l’impulso che diede alla sua composita arte, mentre Recanati è la patria ambita della sua sensibilità umana malinconica, leopardiana.

Il giornalista dott. Vincenzo Rosana, moderatore della serata, durante il suo intervento introduttivo.

Il giornalista dott. Vincenzo Rosana, moderatore della serata, durante il suo intervento introduttivo.

È d’obbligo, a questo punto, segnalare alcune esemplari schede-ricordo, sempre redatte da mons. Guastella, di vari importanti personaggi del clero netino, a partire da don Giuseppe Pisasale (1927 – 2007), parroco per oltre 50 anni della parrocchia del Carmine, definito “personalità di pastore solerte, di apostolo della Parola e di voce profetica dal timbro paolino, per guadagnare tutti a Cristo”. Segue il ricordo di Mons. Salvatore Tranchina, ben diversa personalità di pastore, economo della diocesi, il cui nome è soprattutto legato alla costruzione del nuovo seminario, di cui, ai nostri giorni, la comunità netina si attende un rilancio, che è iniziato in parte con la sistemazione nell’ala Nord della Biblioteca diocesana. Puntuale e appassionato è il ricordo del vescovo Giovanni Blandini (Palagonia, 1832 – Noto, 1913), il “vescovo sociale”. Mons. Guastella lo definisce “perla dell’episcopato cattolico, antesignano di democrazia e di rinnovamento nel movimento cattolico italiano e intrepido campione della questione operaia”. Non va dimenticata una esaustiva scheda sul Ven. Girolamo Terzo (1683 – 1758), superiore dell’eremo di S. Maria della Scala, il quale nel 1716 riuscì a far trasferire l’immagine lapidea della Madonna Scala del Paradiso dal sottostante oratorio rupestre del Passo del Bove al sito dove poi sorse il Santuario, centro di spiritualità della nostra diocesi.

Poteva Biagio Iacono trascurare del tutto la produzione scritta che Mons. Guastella dedicò al nostro vescovo emerito Mons. Giuseppe Malandrino? Non gliel’avrebbe perdonato lo storico della nostra diocesi, ma non glielo avremmo perdonato neppure noi. Ben consapevole di ciò, l’Autore-regista ha inserito una significativa scheda che Mons. Guastella elaborò nel fausto XXX di Episcopato del nostro caro Mons. Malandrino. Siamo dunque nel 2010, una lieta occasione per un rapido profilo biografico e soprattutto per rileggere il suo servizio episcopale nella nostra Diocesi dal 1998 al 2007, dopo ben 18 anni in quella di Acireale. Ricordiamo tutti con emozione la data del 29 agosto 1998, quando il nostro vescovo emerito fu accolto, allo stadio comunale presso i Giardini pubblici di Noto, da Mons. Nicolosi, “il padre che diveniva figlio per far spazio al figlio divenuto padre”, e da oltre 6000 persone convenute da tutta la diocesi. Rigorosa la citazione finale di Mons. Malandrino che chiude la scheda con la seguente puntualizzazione sui compiti del vescovo: “A partire dal Concilio Vaticano II il ministero episcopale ha assunto un ruolo sempre più significativo e fondante nell’ambito generale dell’ecclesiologia. La Chiesa universale diventa visibile e prende vita nella Chiesa particolare. E la Chiesa particolare prende quella forma che il Vescovo, come pastore proprio, ordinario e immediato, le imprime in virtù del suo munus pastorale. Si capisce da ciò che dalle scelte pastorali del Vescovo dipenderà non solo il cammino di fede, ma anche la stessa identità della Chiesa particolare che gli è stata affidata”.

Il prof. Emanuele Umberto Muscova durante la sua breve testimonianza.

Il prof. Emanuele Umberto Muscova durante la sua breve testimonianza.

Sempre a proposito di schede riservate a personaggi illustri di Noto, raccomando tre pagine, 106-107-108, dedicate ai Vescovi di Noto da Mons. Giuseppe Menditto a Mons. Antonio Staglianò: un rapido insieme per flash di tutti i nostri vescovi. L’Autore-regista non poteva ovviamente trascurare alcuni significativi studi di Mons. Guastella sui gioielli d’arte di Noto e principalmente della Cattedrale, “cuore e centro della vita spirituale” di Noto e di tutta la Diocesi; ecco perché riporta una sua analisi storica sulle vicende del gioiello barocco a partire dalla riedificazione a Noto antica della Chiesa Maggiore o Chiesa Madre, sua antenata, voluta, dopo la liberazione dai Musulmani (1091), da Ruggero il Normanno. Naturalmente egli si sofferma più specificamente sull’altra riedificazione, dopo il terremoto del 9-11 gennaio 1693, sul sito attuale, per concludere infine con l’infausto crollo della cupola e del tetto del 13 marzo 1996 e con la felice ricostruzione e riapertura al culto nel 2007. L’attenzione all’Arte e alla bellezza, costante in tutta l’opera, testimonia la sua adesione a quel particolare tipo di pastorale della cultura che la Chiesa indica come via pulchritudinis. Facile, a questo punto, ricordare come la via pulchritudinis, così cara a Sant’Agostino, sia stato il tema dell’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura, tenutasi il 27 e 28 marzo del 2006.

Costantino Guastella e Biagio Iacono.

Costantino Guastella e Biagio Iacono.

Fu allora che la Via pulchritudinis venne presentata come itinerario privilegiato per raggiungere coloro che hanno difficoltà a ricevere l’insegnamento, soprattutto morale, della Chiesa. Troppo spesso, in questi ultimi decenni, la verità (verum) è stata strumentalizzata dalle ideologie e la bontà (bonum) è stata ridotta a mero atto sociale, come se la carità verso il prossimo potesse fare a meno di attingere la propria forza all’amore di Dio. La parcellizzazione e la conseguente vanificazione della verità, diluita in tante piccole opinioni personalistiche, ha generato il relativismo, che ha trovato nel pensiero debole e nel nichilismo i suoi nefasti alleati. La Via della bellezza (pulchrum) suscita stupore e può aprire – è questo il senso dell’insistenza di Mons. Guastella sul valore dell’Arte e della Bellezza – la strada della ricerca di Dio e disporre il cuore e la mente all’incontro con Cristo. Indirettamente Mons. Guastella, in molte pagine delle sue opere, ci invita pertanto a divenire cercatori di bellezza per elevarci dalla bellezza terrena alla Bellezza eterna del Creatore. Questa è la mia modesta ma convinta interpretazione del suo messaggio.mons-salvatore-guastella-cop

Biagio Iacono ha voluto riservare alcune pagine alla mia lettura critica dell’agile volumetto “Storia Sacra Netina”. Solo 93 pagine in cui Mons. Guastella ha abilmente sintetizzato aspetti essenziali della storia sacra di Noto per farne omaggio a chi ricerca risposte per approfondire l’itinerario di fede della nostra comunità. Credo che François Rabelais non esiterebbe a definire “substantifique moëlle”, cioè midollo sostanziale della sua opera, questo volumetto, in cui, tra l’altro, egli dedica un capitolo al Beato Antonio Etiope di Noto e Avola, il cui corpo è oggi custodito nella chiesa del SS. Crocifisso. È stato infatti Mons. Guastella a scoprire, parlandone in due volumi, “Fratello negro, Antonio di Noto detto l’Etiope” e “Lui e noi per loro”, questa figura di “santo moro, schiavo africano convertito al Cristianesimo”, che ha tanto da proporre nel nostro tempo, contrassegnato dal meticciamento delle culture, per usare una terminologia cara al card. Angelo Scola. Quale ape industriosa, l’Autore-regista ha colto qua e là nella produzione di Mons. Guastella una serie di fiori odorosi, che sono, da un lato, un punto d’arrivo per la conoscenza di questa figura luminosa di sacerdote, scrittore e storico e, dall’altro, un punto di partenza per aprire il cammino agli studiosi che vorranno impegnarsi in ulteriori benemerite ricerche.

                                                                    Angelo Fortuna

N.B. Le foto al testo sono di Salvo Cataneo che ringraziamo per la collaborazione.

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