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La “fertile” Sicilia in mano allo zappatore dell’Arte

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La “fertile” Sicilia in mano allo zappatore dell’Arte

LA FERTILE SICILIA IN MANO ALLO ZAPPATORE DELL’ARTE

di  Nuzzo Monello

Caro Direttore,

                           come sai, il 30 novembre u.s. si è svolta la prima seduta di giunta dei neo-nominati assessori al Governo Regionale a seguito delle elezioni 2017 e che il Presidente Musumeci ha deciso di comporre la sua Giunta nella quale ha inserito Vittorio Sgarbi ai Beni culturali e Identità siciliana.vittorio-sgarbi-foto Con la nomina del critico d’arte Vittorio Sgarbi ai Beni culturali e Identità siciliana si è sparsa la notizia del suo intento di ricostruire il tempio di Selinunte. Una bella notizia, in apparenza, che ha fatto il giro della Sicilia ed ha riacceso i cuori del Siciliani. E’ mio convincimento piuttosto che si debbano ricercare quegli effetti politici capaci di indurre innovazione e/o riorganizzazione per produrre sviluppo civile ed economico. In tal senso ti allego un mio contributo che spero tu possa apprezzare per il Val di Noto Magazine:  Nuzzo Monello.

LA FERTILE SICILIA IN MANO ALLO ZAPPATORE DELL’ARTE

   Ci stiamo dimenticando della crescita: tutti i ruderi pertanto, sono diventati bellissimi e portatori del frainteso significato di “cultura”. Un termine questo oltremodo abusato e associato significativamente dal pensiero critico alla “Bellezza”, sia essa grande, media o piccola: indecifrabile definizione. Credo che, come la Magistratura dovrebbe essere fuori dalla Politica, così lo debba essere il domino critico dell’Arte. È diventato comune sentire il parlare di arte ed in particolare esprimere ripetutamente che l’arte risieda in alcuni specifici tempi storici.

L'insediamento della Giunta Regionale Siciliana, con Vittorio Sgarbi nel riquadro.

La Giunta Regionale Siciliana, con V.  Sgarbi nel riquadro.

   Ahimè! L’arte non è strumento di manipolazioni culturali delle politiche o di interessi di parte, piuttosto essa stessa, rimane, nell’accezione più ampia, espressione di costume e di un “sentire” universale e come tale appare diversa e contestuale in ogni e dove del globo. Tentare di omologarla nei linguaggi in raggruppamenti come spesso è accaduto, soggetta al dominio politico dittatoriale, significa adeguarla all’ideologia di regime. Succede che l’Arte, oggi intesa almeno da Vittorio Sgarbi, come caratterizzazione del pensiero culturale-politico quale valore essenziale della Sicilia, finisca col diventare un laboratorio de-caratterizzante delle opere in discussione, assoggettando l’essenza stessa dell’opera al proprio vanitoso orgoglio di critico, pensando di ricostruire piuttosto che salvaguardare e rendere più fruibili i luoghi, quale esercizio autentico della Politica.

  Certo, Vittorio Sgarbi è un Critico d’Arte notevole, ma non altrettanto costruttore o pseudo-magnate. Di sicuro Sgarbi ha pensato bene di non impiantare altrove le sue idee, ma qui in Sicilia, Regione a statuto autonomo, crede che il suo “Rinascimento” possa verificarsi col mettere le mani, riverniciando tutto il patrimonio archeologico come se si trattasse del restauro di un dipinto e non piuttosto della loro effettiva riorganizzazione istituzionale per la salvaguardia, tutela e fruizione. Ma accedere al  passato, non significa riviverlo. Perché esso possa essere ri-vissuto è necessario che dall’archeologia si passi al contesto.page_060

Tale passaggio è possibile solo attraverso uno spessore culturale che sappia elevare l’immaginazione da fattore astratto a strumento creativo. (v, Rivista d’arte e cultura Netum 1-2 dicembre 1982, pagg. 13-14).Tutto vero, porterà turismo e forse benessere, lasciando però tutto immutato e congelato: quindi non si tratterà di rinascimento ma di immutabile sviluppo e cancrena “culturale”. Luogo di “bellezze” mummificate senza alcuna possibilità di rielaborazione e espressione socio economica. Così come capita nell’espletarsi delle richieste dei “diritti sociali” di trasformarsi in performance di spettacolo con la pretesa di “sensibilizzare”: termine oramai altrettanto abusato come il termine “cultura”. Contesti c.d. culturali, questi ultimi, che non raggiungono risultati civili ma che, al contrario, allontanano i problemi dal contesto del “bisogno” mortificandoli nell’oblio istituzionale.

La Politica prenda esempio dall’Arte, si rigeneri per il bene comune, come l’Arte si espleta per l’evoluzione dell’animo umano.Sembra ancora una volta che si affermi che la Terra è piatta e non quella che è: sferica!

Nuzzo Monello

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