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Libri: – Perché ripubblicare e ri-leggere “Forma ed Evento” di Carlo Diano.

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Libri: – Perché ripubblicare e ri-leggere “Forma ed Evento” di Carlo Diano.
“Una statua greca ha intorno a sé un alone, come un'aureola luminosa, che crea una tensione nel limite e in pari tempo lo chiude e fa della figura una cosa assoluta... Quella è la forma, ma non è cosa esterna, vien dall’interno, dal centro, e ritorna al centro” (Forma ed Evento, p. 41). “Esempio massimo ne è l’Apollo di Olimpia. Ma non è necessario ricorrere alla statua d’un nume; basta una sola delle colonne del Sunio” (Linee per una fenomenologia dell’arte, Venezia, Neri Pozza, 1956). Immagine del Tempio di Poseidone a Capo Sunio (Foto Anelli).

“Una statua greca ha intorno a sé un alone, come un’aureola luminosa, che crea una tensione nel limite e in pari tempo lo chiude e fa della figura una cosa assoluta… Quella è la forma, ma non è cosa esterna, vien dall’interno, dal centro, e ritorna al centro” (Forma ed Evento, p. 41). “Esempio massimo ne è l’Apollo di Olimpia. Ma non è necessario ricorrere alla statua d’un nume; basta una sola delle colonne del Sunio” (Linee per una fenomenologia dell’arte, Venezia, Neri Pozza, 1956). Immagine del Tempio di Poseidone a Capo Sunio                (Foto Anelli).

PERCHE’ RIPUBBLICARE E RI-LEGGERE  IL LIBRO DI CARLO DIANO “FORMA ED EVENTO”

di  Simone Pizziconi

Carlo Diano, Forma ed Evento – Principi per una interpretazione del mondo greco, Vicenza, Neri Pozza, terza ed. 1967 (prima ed. 1952).

Carlo Diano, Forma ed Evento – Principi per una interpretazione del mondo greco, Vicenza, Neri Pozza, terza ed. 1967    (prima ed. 1952).

L’occasione di una petizione aperta sul sito Change.org per la ripubblicazione delle opere del filosofo e filologo Carlo Diano porta a discutere nuovamente di questo studioso di grandissimo spessore benché in parte “esiliato” dal dibattito culturale. La figlia Francesca, a 43 anni dalla scomparsa del padre, ha deciso di portare all’attenzione l’assenza di un’edizione recente delle opere del filosofo ed ha reso nota l’iniziativa anche tramite un gruppo sul social network Facebook chiamato “Dare Forma all’Evento. Ripubblicare Carlo Diano”. Il nome non è casuale, anzi rimanda alla più conosciuta e significativa tra tutte le opere di Diano, Forma ed Evento. Principi per una interpretazione del mondo greco (prima edizione Vicenza 1952).

Poiché nel 2015 è già apparso su questa testata un mio contributo con riferimenti a Saggezza e poetiche degli antichi[1], vorrei in questa nuova occasione esplorare alcuni dei motivi che rendono il testo più celebre di Diano, Forma ed Evento, una lettura imprescindibile per la comprensione sia del mondo antico sia del contemporaneo.

Laddove l’Evento di Diano è quod cuique evenit, ciò che a ciascuno accade, in un preciso momento ed in un preciso luogo, irripetibilmente, la Forma è la capacità umana, individuata dallo studioso per la prima volta nella civiltà greca, di dare una “chiusura” all’Evento, di tracciare una demarcazione, una sagoma intorno alle infinite possibilità e sfumature del reale, per mezzo di un’operazione culturale di astrazione. Questa teoria presenta un grande punto di forza in quanto parte dallo studio delle culture antiche per presentare qualcosa di valido ancora oggi: secondo Diano, le forme che caratterizzano la nostra epoca risalgono già all’Ellade e le categorie di Forma ed Evento, ricavate storicamente dal mondo dei Greci e inizialmente  ad esso limitate, sono apparse in seguito al filosofo esaustive di ogni esperienza umana.

Diano fornisce dei potenti strumenti di decodifica della realtà, mantenendo tanto una profondità nell’analisi dell’antico quanto eccezionali semplicità e linearità d’argomentazione: non solo l’arte ma il linguaggio stesso, ogni azione della cultura e del pensiero servono a cristallizzare un fatto, un Evento, per renderlo innanzitutto metabolizzabile a livello psicologico (così avviene per la morte degli eroi nell’Iliade, ma un monito epicureo indurrebbe a rielaborare interiormente anche gli eventi fausti, onde non correre il rischio di eccedere in senso contrario, finendo nel gaudio smodato o nella vanagloria), comunicabile attraverso le epoche, e quindi evitabile o replicabile. In un certo senso le Forme stanno al fondo della razionalizzazione del circostante per mezzo del concetto e, volendo, alla base della verificabilità/falsificabilità della conoscenza, che porta dritto ai più attuali temi scientifici.

Carlo Diano (Vibo Valentia 16 febbraio 1902 – Padova 12 dicembre 1974) Immagine tratta da Saggezza e poetiche degli antichi, Vicenza, Neri Pozza, 1968.

Carlo Diano (Vibo Valentia 16 febbraio 1902 – Padova 12 dicembre 1974). Immagine tratta da Saggezza e poetiche degli antichi, Vicenza, Neri Pozza, 1968.

Un secondo punto di merito del pensiero di Diano sta proprio nella costruzione di un ponte dai saldissimi pilastri tra filosofia e scienza[2], non sempre comune agli studia humanitatis: questo ponte è rappresentato dalle categorie di tempo e spazio in relazione all’analisi dell’Evento; il tempo e lo spazio furono individuati come principi a priori della sensibilità già nell’estetica trascendentale di Kant (cui provenivano per tortuose strade dal pensiero di Newton e Leibniz in poi) ma la peculiarità di Diano sta nell’assegnazione di un ruolo primario assegnato alla sfera temporale. Questa scelta ribalta l’hic et nunc latino in un nunc et hic dell’evenire e finisce per non discostarsi dalla sintesi delle due categorie in una sola, visione ormai comunemente accettata nella fisica relativistica, dove si trova l’unica categoria di spaziotempo (che pur racchiude le quattro dimensioni; esse sono peraltro percepibili in modo differente da osservatori in condizioni  diverse; l’osservatore non è poi altro se non il “cuique” del quod cuique evenit, colui per il quale l’evento avviene).

L’opera Forma ed Evento è infine di massima rilevanza in quanto dà avvio ad una riflessione che permea tutto il pensiero di Diano pure nelle successive opere e carezza con grande raffinatezza uno dei grandi interrogativi umani: chi è il responsabile degli Eventi? La questione è già insita nel greco τύχη, come nei latini di eventus e fortuna: tutti questi termini sono connessi con l’Evento ma non contengono un tratto semantico di per se stesso positivo o negativo; solo il contesto, di volta in volta, consente di capire se si parli di buona o cattiva sorte, di avvenimento favorevole o sfavorevole. Dunque la fortuna cui gli uomini sono sottoposti è volubile, ma è essa frutto del puro caso oppure regolata da qualcuno?

Apollo nel frontone occidentale del Tempio di Zeus a Olimpia.

Apollo nel frontone occidentale del Tempio di Zeus a Olimpia.

In un primo momento del pensiero antico i destini degli uomini sono attribuiti al volere degli déi; con il procedere e il mutare della riflessione però anche gli dèi appaiono entità troppo deboli e finiscono per essere considerati sottoposti alla sorte: è così che Τύχη e Fortuna acquisiscono la loro iniziale maiuscola (divengono, in un certo senso, delle ur-divinità) e si passa da un caso “dagli dèi” a un caso “superiore agli déi stessi”. Quando l’Evento finì per porsi un gradino sopra gli déi, non poté che intervenire la Forma a darne una “chiusura”, e proprio questo accadde; qui si attesta il pensiero aristotelico, che ha larga influenza su tutta la cultura occidentale fino ad oggi: al posto della Τύχη si trova la causalità necessaria degli Eventi.

© 2017 Simone Pizziconi. Tutti i diritti riservati.

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[1] http://www.valdinotomagazine.it/sito/?p=4672

[2] Vedere in proposito gli studi di Silvano Tagliagambe.

 Per firmare la petizione: https://www.change.org/p/dario-franceschini-ripubblicare-le-opere-del-filosofo-carlo-diano-un-azione-dovuta-della-cultura-italiana. Per notizie approfondite circa la figura di Carlo Diano, consultare il blog di Francesca Diano https://emiliashop.wordpress.com/

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