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Noto: l’Infiorata, ovvero il rito della Città.

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Noto: l’Infiorata, ovvero il rito della Città.

Noto: il rito della città, l’INFIORATA

di via C. Nicolaci, la terza domenica di Maggio.

Nel silenzio dell’assenza dei frastuoni urbani, del vociare della folla multilingue, ancora una volta l’”occasione” tanto mortificante per l’economia e lo spirito umano e sociale, diviene motivo di sedimentazione, riflessione “sul da farsi”. Luisa Basile, Giuseppe Civello, Francesco Coppa, Angelo Di Maria, Francesco La Fauci, Carlo La Licata, Nuzzo Monello, Paolo Nitto, Ippolito Viola. Alcuni non sono più con noi, o lontani. Seduti sul ciglio nero della pietra sciara dei marciapiedi di via Corrado Nicolaci a consumare il pane di casa cunsatu del giorno prima, le olive, le scacce, le ‘mpanate, a capunata e a sorseggiare il tenace vino nostrano, senza etichetta, ma dal robusto sapore al palato. Stanchi, allegri e gioiosi per il compimento dell’opera che il folto pubblico aveva apprezzato felicemente sorpreso con incoraggiamenti e meravigliati consensi ad alta voce, sin dalle prime ore pomeridiane del sabato, quando la mano degli artisti tracciava la segnatura dei bozzetti con lunghi pennelli e subito passava ad infiorare.

Noto, Infiorata 1982

Quel breve pasto celava in ciascuno la segreta speranza che la domenica riservasse una reale babele di visitatori, di anno in anno sempre più numerosi. Che effettivamente la proposta culturale potesse raggiungerli e coinvolgerli nel messaggio artistico affinché la forza della composizione raggiungesse anche la proiezione a terra del bagliore verticale della monumentalità, che fosse stata capace di rendere la trasposizione delle idee in volumi e percezioni e pervasioni della Bellezza. Che chiuso l’evento, il visitatore non desiderasse altro che ritornare a Noto, per riprovare tutte quelle vibrazioni che l’anno precedente aveva dovuto giocoforza rimandare per l’esiguità del tempo a sua disposizione rispetto alle svariate proposte culturali offerte dalla città.

I giornalisti locali, Corrado Caddemi, Vincenzo Rosana, Rosario Dell’Arte, Biagio Iacono, Benito Tagliaferro, Enzo Prado etc., gli inviati delle emittenti radiofoniche, appuntavano ansiosi ogni spunto d’interesse, consumando con noi quel generoso pasto come nell’ultima cena preparatoria al “messaggio”.

Non vi furono per le prime edizioni fotografi ufficiali che immortalassero lo svolgersi dell’evento. Perciò me ne assunsi il carico attratto come sempre dalla mia passione per la fotografia. Il saluto alla Primavera, l’Infiorata era pronta. Noi soddisfatti e certi che l’Amministrazione comunale e i Netini si sarebbero ancora una volta vantati dell’evento. Era già quasi giorno allorché ciascuno faceva ritorno a casa, già proiettato a godere con la luce del giorno dello splendore di forme e colori.

Noto. Un tempo tra le vistose e opprimenti imbracature monumentali, le problematiche aperte e rabbiose per trovare la via per una ri-utilizzazione della rete urbana e monumentale vocate al turismo è oggi resa inerte e inospitale, bloccata in casa, costretta a frenare il proprio slancio di progresso da un invisibile e altrettanto pericoloso dominio virale. Forse, chissà, la muta toponomastica di nomi storici correlata ai nomi dei fiori spontanei degli Iblei, e della piana che dall’antica Netum si spinge oltre Eloro, ai suoi colori, ai suoi profumi quale ossequioso “Saluto alla Primavera” sarebbe potuto essere l’ulteriore valorizzazione e proposito di salvaguardia e rispetto della natura e del territorio. Sarebbe potuta essere l’occasione di ulteriore richiamo della Noto “Giardino di pietra fiorito.”

L’Infiorata di via Corrado Nicolaci di Villadorata in Noto la terza domenica di maggio, tra le rifioriture naturali e l’animo bramoso di ristoro nei tempi e nei luoghi delle “bellezze”, è un chiaro esempio d’Identità siciliana perché ha saputo elevare il contenuto folkloristico della festa d’occasione in tradizione, incardinandosi dapprima nella nuticianità, della quale valenza la festa del Santo Patrono è superbo simbolo, e poi nei sentimenti universali dell’arte popolare imponendosi con uno specifico carattere collettivo e culturale sia in Sicilia, e oggi possiamo dire nel mondo intero. L’infiorata di Noto non è arte effimera, …si discosta dalla festa in genere, diventa un valore estetico e pretende un suo spazio avulso dalla opinione collettiva: perché si impone quale strumento di mediazione tra la città e l’animo; è pertanto critica di se stessa e nel valore critico si trasforma in arte1

Noto, Infiorata 2012: part. San Domenico.

Quell’emozione in me si è ripetuta per l’ultima volta all’età di 66 anni nel 2012, allorquando su invito dell’Assessore Francesco Terranova e del Sindaco Corrado Bonfanti, partecipai al decennale del riconoscimento Unesco. Sorpresi e meravigliati gli alunni e i docenti di una scuola superiore di Sant’Agata di Militello Val di Catania, che mi precedevano nello spazio assegnatomi, lasciarono le loro attività per osservare l’esecuzione del mio bozzetto eseguito a mano libera rispetto all’uso diffuso ormai di cartoni in rapporto 1:1 già prestampati. I commenti dei docenti, durante l’esecuzione, mi gratificarono più d’ogni altra cosa, nel senso che riconobbero come quel gesto fosse autentica espressione delle capacità d’artista di trasposizione a mano libera di un così grande bozzetto.(2)

Nuzzo  Monello

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1 – Le mie due pagine della Rivista Netum, n.1-2/dicembre 1982, pagg. 13/14.

2 – Part. Chiesa di San Domenico – Bozzetto da me realizzato a 66 anni su invito del Comune di Noto – 33ª Infiorata 2012 – ricorrenza del 10° anno del riconoscimento UNESCO.

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