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“Noto: Contiamo i danni dell’alluvione” di Mario Alì

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“Noto: Contiamo i danni dell’alluvione” di Mario Alì

Noto: Contiamo i danni dell’alluvione.

Riflessioni per la transizione

energetica di un Ecosistema Fluviale.

di  Mario Alì

Noto, 18 Febbraio 2023 – In seguito all’alluvione verificatasi nei giorni scorsi, ho ascoltato con attenzione le considerazioni dei miei amici e concittadini, per lo più centrate sui danni provocati dalla furia dell’acqua piovana e in particolare dalla piena dei fiumi, l’Asinaro e il Tellaro.

Mi sembra comprensibile la loro preoccupazione e condivisibile lo stupore per i disastri sul territorio, alberi divelti, muri caduti, strade erose, guadi completamente annullati dalla violenza del fiume.

Tuttavia non ho avuto modo di sentire una sola voce che abbia esclamato: “ Peccato! Quanta acqua è andata perduta rovinando dai torrenti nel fiume, poi scaricandosi direttamente nel mare”. Direte: è avvenuto sempre così in saecula saeculorum …perché allora questa osservazione?

Nell‘alluvione del 1951 che provocò il crollo di importanti infrastrutture e la rovinosa caduta di ponti sull’Asinaro, le precipitazioni piovane furono ben superiori, 460 litri d’acqua su metro quadro in sole 24 ore e 700 in quattro giorni. In tre giorni di pioggia di questo febbraio ne sono caduti 350 lt / mq. Quindi – direte Voi – la gravità degli ingenti danni della piena del 1951 non è comparabile con le conseguenze della pioggia ultima.

Mi permetto di dissentire, facendoVi osservare che il contesto metereologico dell’attuale clima è completamente diverso: l’Emergenza Siccità è stata dichiarata a chiare lettere da tutte le Istituzioni scientifiche competenti. Non possiamo permetterci di sprecare in questo modo così tanti volumi di acqua, andati perduti nel mare, senza essere prima utilizzati da noi Umani per usi urbani, agricoli e soprattutto per rimpinguare le falde sotterranee e sorgive da cui dipende la Salute e la Sopravvivenza , in definitiva la nostra Vita.

Nei prossimi decenni è previsto che le piogge si ridurranno ancora di più, dalla attuale riduzione del 40%. Che cosa fare allora nel nostro territorio e nei nostri fiumi per raccogliere questo bene prezioso, l’oro blu? Non occorre che noi comuni cittadini ci affanniamo a cercare fantasiose soluzioni, o che ci improvvisiamo “professori tuttologi”… La risposta è semplice: esistono “linee guida” ben precise e consolidate per il riciclo delle risorse idriche, per la rigenerazione dei territori e per la resilienza dei fiumi.

 A noi, gente comune, basta sapere l’essenziale delle linee guida:

  1. lasciare ai nostri fiumi l’andamento naturale, evitando qualsiasi azione antropica sulle sponde.
  2. intervenire il minimo indispensabile per rimediare ai guasti provocati nei decenni scorsi dalla cementificazione degli argini.
  3. eliminare quindi strozzature dell’alveo fluviale che sono di ostacolo al decorso delle acque.
  4. restituire, lungo il corso dei fiumi, zone di terreno ove le acque possano allargarsi per fertilizzare i campi ed essere assorbite nel sottosuolo.
  5. attuare infine le necessarie opere idrauliche (invasi, contenitori, piccoli laghetti artificiali ecc.) per accumulare riserve di acqua.
  6. rinnovare gli attuali Depuratori con altri di nuovissima generazione che non sprecano una sola goccia d’acqua buttandola inutilmente nel mare. I depuratori di Passo Abate e di Calabernardo non servono a nulla, solo a sprecare soldi senza nessun ritorno economico.

 Questi sono gli elementi essenziali che noi Cittadini dobbiamo conoscere; ci basti sapere che la mancanza di essi da luogo a situazioni di dissesto idrogeologico, per il resto affidiamoci agli Esperti della materia.

Occorre rivolgersi agli Ingegneri idraulici, alle Università, a studi professionali e Imprese qualificate, per attuare tali linee guida. La risposta è semplice: esistono le “missioni verdi” del Next Generation EU che prevedono esattamente quelle opere di ingegneria idraulica indispensabili per il futuro sviluppo della nostra terra. E fortunatamente il PNRR ha programmato i relativi finanziamenti per il paese tutto e quindi anche per la città di Noto. Occasione unica e irripetibile.

Ma chi si preoccuperà di presentare i progetti?

Particolare di basole in acqua, ai piedi del ponte, viste dall’alto.

Anche a questa domanda la risposta è semplice: lo farà chi ha avuto dal consenso di noi cittadini l’onore e l’onere di rappresentare e difendere le esigenze della Città di Noto.

Solo ad una condizione però lo farà: l’insistenza di tutti nel rivendicare con ogni civile mezzo i nostri diritti, la determinazione a stare alle loro calcagna per spingerli, diciamo con eufemismo ad “incoraggiarli” e “aiutarli”.

Ne hanno bisogno.

 Mario Alì

 NOTA BENE: Leggi l’originale:

Grifone anno XXXII n. 1 (169)

da cui è tratto l’articolo di cui sopra per concessione dell’Ente Fauna

Siciliana, che si ringrazia per la collaborazione.

Le foto del Fiume Asinaro, di cui sopra, sono del ns. Direttore.

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