subscribe: Posts | Comments

“Lettera a Grazia Maria Schirinà” di Orazio Di Rosa

0 comments
“Lettera a Grazia Maria Schirinà” di Orazio Di Rosa

“Lettera a Grazia Maria Schirinà”

di  Orazio Di Rosa

 Gent.ma Grazia Maria Schirinà,

                                                            ho riletto, sì, ho riletto “Sul  filo”, il tuo recente libro, e  non una sola volta! Un testo che si connota con tale titolo non può essere “trattato” come succede  con altre pubblicazioni;  vanno  svelate  le  pieghe del  suo  contenuto,  vanno scrutati  e interpretati i labirinti delle tantissime scansioni  temporali,  goduti i personalissimi ritmi  di un periodare  caratterizzante i particolari meccanismi  della psiche,  che  solo il  sontuoso  possesso  della lingua  scritta  sa  dare.  

Un titolo scarno nella sua minutezza  letteraria, ma   carico di un significato,  in un prima  in apparenza  occulto, ma che poi svela  la  immensa spazialità  propria  delle parole il cui credito  si adatta  alle molteplicità delle vicende narrate.  Un titolo, chiamato pertanto, come in questo caso, a contenere gli estremi di una  vicenda  umana,  breve nella durata temporale, ma intensa e fortemente vissuta,  per certi versi unica,  perché  condizionata  dallo  sconvolgente svolgersi di situazioni al limite del possibile.

Una vicenda   raccontata con assoluta sincerità, una confessione quasi,   e il frastornato lettore, sorpreso  e incredulo,  portato a interpretare  una sequenza di accadimenti,  con la scena principe  che  immagina la protagonista ferma  di fronte ad uno specchio  e,  gli occhi negli occhi,  rivolgere a se stessa una richiesta, una  confessione, un invito a raccontarsi: Dài, donna, amica, sposa, madre, sorella, svela, dichiara, racconta che pensavi,   quali  bui contorni  aveva la tua  condizione, a chi ti sei affidata.

La prof. Grazia Maria Schirinà.

Ed ecco, dopo un profondo esame interiore, dopo un’attenta riflessione, prendere corpo  e portata  avanti  l’idea  di  assegnare  alla parola scritta la narrazione  di un dramma  umano mai immaginato, illustrato e presentato  nei particolari che solo  la nitidezza del ricordo  del vissuto  di una  cruda realtà riesce a  dare. E, pur muta, hai parlato.  Con te stessa. Hai fissato sulla carta quello che ti dettava il cuore, ciò che è rimasto impresso nella tua  memoria  e che mai si cancellerà. Hai parlato, dicevo,  dando forma e peso  alla fede in Dio  che mai  hai abbandonato; hai dato totale  credito alla forza delle preghiere delle persone care. 

Hai parlato della fiducia che hai riposto  nella Provvidenza  e  in coloro  che avevano la tua vita nelle loro mani.  Hai descritto con rara maestria la malinconia, il freddo, la solitudine del tuo animo nei giorni che non erano i tuoi, ricordando quelli la cui gioia, e i cui  sorrisi  dividevi  con le persone  care,  con chi  ti  era vicino.

E hai parlato infine – ed è la parte più toccante – dell’insospettata svolta: Poi un giorno, inatteso, il miracolo. Un soffio caldo, vivifico, è volato nella giusta direzione;  le ombre  funeste  che  un malefico  filo  aveva su di te  addensato: dissolte. La  tua fede nel Divino e la potenza dei voti di chi ti vuole bene,  hanno vinto.  E sei tornata.  E la gioia di tutti non poteva non essere pari alla pena vissuta nei giorni bui quando, in una devastante personale condizione dello spirito, ognuno vedeva spegnersi una luce: la luce che proviene dalla amicizia e dall’amore, che alcune persone, spinte da  individuale forza interiore, riescono magicamente a dare.

                                                             Orazio Di Rosa   

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *