subscribe: Posts | Comments

Il sacco delle responsabilità: ovvero sul caso di Giulia Cecchettin… di Nuzzo Monello.

0 comments
Il sacco delle responsabilità: ovvero sul caso di Giulia Cecchettin… di Nuzzo Monello.

Il sacco delle responsabilità:

riflettiamo sul caso di Giulia Cecchettin…    

di  Nuzzo Monello

In tutte le forme istituzionali, mediatiche e persino nell’espressioni individuali e collettive, appare chiaro che lo scenario delle opinioni nel merito delle violenze, siano talmente diffuse da far sembrare uniforme ogni aspetto critico e problematico. Come in una scenografia già scritta, i soggetti risultano illuminati di volta in volta da spot beam estremamente ristretti, capaci di escludere dal contesto ogni altro aspetto, che al contrario risulta inferente alla realtà critica del c.d. fenomeno “femminicidio”.

Appaiono in siffatte situazioni alquanto decontestualizzati i simbolismi riferiti a tale fenomeno, mentre con molta efficacia sono più o meno subliminali i cartelloni pubblicitari di grandi case di moda, di profumi, lingerie e ancor più espliciti alcune foto rubate a comportamenti aggressivi sulle donne, sia dalle forze dell’ordine sia da supposti normali cittadini. Il contesto scenografico delle foto di scarpe rosse con tacchi a spillo, di sedie e sedili addobbati con veli bianchi e rossi, ricalcano, a mio modo di vedere, le problematicità del diritto alla parità. Tutti simbolismi già in essere nella c.d. lotta per l’emancipazione femminile senza alcuna indicazione di responsabilità negli eventi.

Tra le tante proposte fotografiche, le immagini di donne picchiate potrebbero cogliere gli aspetti di tutte le singolarità patenti, sebbene non lascino mai tracce chiare del come e dove è rivolto l’obiettivo in scene decontestualizzate e pertanto ambigue. Altri messaggi mostrano donne in primo piano con esplicito e pietoso atto di richiesta di aiuto, e il più potente tra tutti, silenzioso e anonimo appello simbolico, una mano chiusa coprente il pollice è percepito oggi come l’effettivo reale bisogno d’aiuto.

Dopo il recente omicidio della giovane laureanda Giulia Cecchettin sono emerse, come il sole fa risaltare a mezzogiorno ogni profilo orografico, precise responsabilità sociali con le ombre e penombre delle opinioni e non la sofferenza subita per gli atti omicidiari in sé.

La politica, il governo in particolare, per quanto vorrebbe chiamarsi fuori dal contesto fenomenologico critico, asserendo che nulla hanno a che vedere i loro atti con le responsabilità personali di chi delinque, pone di fatto irragionevolmente sotto accusa le famiglie, i genitori, la scuola, dimenticando che ciascuna istituzione e la società, sono lo Stato e pertanto neanche loro dovrebbero reputarsi responsabili per quanto attiene alle colpe volontarie di chi delinque contro la persona.

Purtroppo così non risulta, a ben considerare le riflessioni di Elena, sorella Giulia, che obietta: non è possibile definire l’ex fidanzato omicida come un «mostro» perché «un mostro è un’eccezione». Pertanto, non può attuarsi in un minuto di silenzio la partecipazione alla protesta per un atto, mille atti delittuosi ed efferati, al contrario è necessario un gran rumore capace di agitare le coscienze affinché le istituzioni si “risveglino” e reclamino a gran voce l’impegno per il superamento del fenomeno delle violenze sulle donne, che appare per il crescente numero di vittime, di dipendenza culturale, di usanze e costumi retrogradi oltre che di emarginazione vera e propria.

Vi è insufficiente attenzione del pericolo che si è prodotto nella società e nelle istituzioni trascurate, credendo e lasciando credere che si tratti sempre, caso per caso, di responsabilità individuali. Nessuno di noi è libero, tutti possiamo essere civili cittadini, pertanto, la libertà d’azione di ciascuno deve sempre essere subordinata al vivere sociale e civile.

Non disturbate i lavori dei politici: sono troppo impegnati nella riorganizzazione, a proprio modo esclusivo di vedere, di una società equa e imparziale, che si vorrebbe far percepire come la sola soluzione possibile, e ancor più far credere che sono stati rispettati pienamente le volontà e i modi di pensare degli elettori e di tutti gli altri raggruppamenti politici. Preso atto che la società Italiana soffre di troppe disfunzioni, non è credibile che il governo non abbia, tra tante e tra tutte, un minimo di responsabile indifferenza, e che tutte sarebbero da attribuite all’indice dei ricchi vacanzieri di fine settimana, tanto da precettare il malcontento costituzionalmente garantito! Brutti esempi di violenze contro le donne, di pessimi comportamenti antisociali di taluni politici, sembrano, come riportano le cronache, implementarsi pure tra le famiglie benestanti e influenti.

Intorno alla scuola in particolare, alla famiglia, alla società, si radunano secondo chi ci governa, tutte le criticità che le affliggono, immaginandole idealmente e persino come realizzate, ben funzionanti e risplendenti. Per contro, il governo legifera per  rimediare ai mali, di fatto realmente imputabili a cattivi comportamenti personali, decretando nuovi reati, trascurando per ciascuno di essi prevenzione e sicurezza. Non c’è opinione che regga ma soltanto disordine, soprusi, prevaricazioni, evasori, ladri e malfattori. Il problema morale della società, delle persone, di ciascuno è tutto qui, nella disapplicazione della cultura della civiltà, non sottostando, nessuno escluso, ai Principii e alle Leggi conformi alla Costituzione, senza tentare, come avviene, forzature o alzate d’ingegno.

Ci si può aspettare che il marciume di cui siamo ricoperti possa legiferare in termini di sviluppo e progresso civile? Si ritiene che proprio dalle decomposizioni può nascere un fiore, ma da questi professionisti di opinioni di sistema, urlanti dai mezzi di comunicazione e curatori di pance piene, si possono veramente tracciare solchi per il miglioramento del senso civico?Non sarà colpa della politica il fenomeno degli abbandoni scolastici, il ceppo analfabeta dello zoccolo duro mafioso, camorrista e ndranghetista che attanagliano la vita civile e sociale degli Italiani? Non sarà che la Scuola è un punto fermo per il progresso e spazio di ineludibile frequenza culturale con espressa dichiarazione di luoghi dell’educazione, della formazione, degli approfondimenti intorno alle sensibilità per il pieno sviluppo delle personalità dei giovani? 

Ritorna prepotente il grande interrogativo, Chi è e perché dovrebbe essere in grado di porgere la sua mano? Chi è e perché dovrebbe far proprio un simbolo di morte e di tortura se non per esporlo a manifesto decontestualizzato di dolore? In una società dell’apparire tutto diventa fluido, la politica rincorre il potere cancellando ogni traccia dell’umana ragionevolezza.

Riemergono le minacce odiose verso il pensiero critico degli intellettuali, e non ultimo verso la “Grande Bellezza” della quale tutti ci illudiamo di godere a pieni sensi, mentre soffriamo l’insopportabile costante degrado e svendita della dignità di un Popolo ai mercenari, mercanti affabulatori!

Nuzzo Monello

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *