“Per la libertà e per la vita. Profilo d’un personaggio ibleo del primo Novecento: Angelo Licitra” di Giovanni Ottaviano
Per la libertà e per la vita
Profilo d’un personaggio ibleo
del primo Novecento: Angelo Licitra.
di Giovanni Ottaviano
Premessa – Impegnato, anni fa, in una ricerca su di un poeta ragusano del primo Novecento, il canonico Giorgio Occhipinti, ebbi modo di apprendere delle notizie riguardanti un suo conterraneo, certo Angelo Licitra, nato a Ragusa nel 1870 da una famiglia di piccoli agricoltori, autore di una biografia dell’astronomo ragusano del ‘600 Giambattista Odierna.
Il Licitra espatriò poi, nel 1902, in Argentina a causa di “fortunose vicende (tristi nella memoria) …” come si apprende dall’Occhipinti in Verso l’occaso, (Ragusa,1950,pag.122). Da qui la mia curiosità di conoscere meglio la sua vicenda umana e intellettuale, della quale, per l’interesse del messaggio che contiene, ho ritenuto opportuno dare testimonianza.
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“ Angelo mio, perché di speme il core
sostentar ci è negato, e i dolci affetti
nati da puro ed incompreso ardore
strozzar dobbiamo o assoggettar ne’ petti? ”
Così il seminarista Giorgio Occhipinti di Ragusa, destinato a diventare canonico e poeta, si rivolgeva al suo amico e conterraneo Angelo Licitra, rivivendo quei momenti, negli anni che vanno pressappoco dal 1888 al 1893, trascorsi insieme presso il seminario di Noto, sottoposti com’erano ad una austera disciplina poco sensibile alla delicata psicologia dei due adolescenti. Li accomunava in quegli anni l’amore per la poesia e nel 1893 pubblicarono insieme una raccolta di versi dal carducciano titolo “Juvenilia”. Il loro cammino era comunque destinato a dividersi. Difatti, ultimati gli studi e, dopo aver ricevuto l’imposizione sacerdotale, Angelo Licitra, a differenza dell’Occhipinti, si iscrisse in lettere classiche all’università di Roma.

La loro amicizia rimase comunque immutata tant’è che nel 1897 apparve la prefazione di Licitra alla raccolta dei “Versi giovanili” di Occhipinti. (1) Allora, gli interessi di Angelo Licitra erano rivolti a un personaggio degli Iblei, Giambattista Odierna, astronomo e naturalista nonché prete, nato a Ragusa nel 1597 da una famiglia di umili origini e ivi vissuto fino al 1637 quando, al seguito della famiglia Tomasi, si trasferì a Palma di Montechiaro ove morì nel 1660.
Di quest’ultimo che, per i suoi studi, aveva acquistato fama anche in Europa, si era trascurata la memoria. Nello “ Studio su la vita e le opere di Giambattista Odierna” del 1899, oggetto della sua tesi di laurea conseguita nel 1896, una traccia, secondo l’autore, per agevolare gli studiosi ad uno studio “fondamentale” dell’Odierna, Licitra mette in rilievo innanzitutto l’entusiasmo di quest’ultimo per la scienza moderna, quindi per la teoria eliocentrica del Galilei.
Ciò venne a cozzare con l’indirizzo oscurantista di certo clericalismo del luogo, in linea del resto con quello generale della chiesa, contraria ad ogni innovazione nella sua dottrina. Rispetto alla religione il cui “dogma” – scrive Licitra – “è immutabile e superiore alla ragione”, la scienza è il campo in cui “…lo spirito umano si sforza sempre di raggiungere gradatamente e faticosamente un ideale di verità più completo e perfetto.… …quello che per noi è ammirevole nell’Odierna prete – continua Licitra – è che egli, pur mostrandosi sempre religiosissimo, ha una fiducia illimitata nel progresso della scienza e dello spirito umano mentre, dinanzi alle nuove scoperte, prova un entusiasmo sempre giovanile e fervidissimo”.
In una nota a piè di pagina, Licitra osserva come “…questo fatto del resto sia in perfetta armonia con le dottrine del Cristianesimo e non ha ormai bisogno di molte dimostrazioni” rimandando, in questo senso, a una frase di M. De Stael tratta dal suo “Della letteratura considerata nei suoi rapporti con le istituzioni sociali”. (2) Queste osservazioni del Licitra ci riportano al conflitto che, nei secoli, contrappose il diritto naturale al diritto positivo e alla sua evoluzione. Esso si risolse poi con il riconoscimento della libertà di coscienza e quindi della tutela dei diritti individuali nello stato democratico.(3)
Riguardo ancora all’Odierna, Licitra non poteva fare a meno di rilevare una contraddizione in quest’ultimo: e cioè la sua contrarietà alla tesi copernicana della mobilità della terra. Pur apprezzando la teoria galileiana e i vantaggi che si potevano ricavare dal cristallo e quindi dal telescopio, l’Odierna rimaneva ancora legato alla teoria geocentrica o tolemaica. “Le preoccupazioni del sacerdote – scrive Licitra – e l’ossequio malinteso verso la religione, gli impedirono di cogliere la palma più bella della sua carriera scientifica”. (4)
La determinazione di Licitra a proseguire negli studi, secondo lo spirito di libertà, contrariamente all’indirizzo impostogli dalla Chiesa, lo spinse a rinunziare al sacerdozio, ciò che causò la sua sospensione a divinis da parte della gerarchia ecclesiastica e lo espose alle critiche di un ambiente sociale culturalmente ancora poco evoluto.
La sua vicenda è il riflesso di un tempo in cui la chiesa,nonostante l’enciclica “Rerum Novarum” di Leone XIII del 1891, non si risparmiava in atteggiamenti propri di un esagerato integralismo, del quale esempio eloquente è il caso di Ernesto Buonaiuti, presbitero nonché giornalista e studioso del cristianesimo, vissuto tra il 1881 e il 1946,”…noto ai più come autorevole esponente del Modernismo italiano, colpito da scomunica nel 1926 per la sua appassionata rivendicazione di autonomia di fronte al magistero ecclesiastico”.(5)
Una via di fuga da quei giorni convulsi è il saggio di Licitra su “L’alpinismo in Italia” del 1896. Nella dedica, che funge da prefazione, al suo amico Giorgio Occhipinti, egli confessa che l’alpinismo, e quindi la montagna, rappresenta per lui la metafora dell’aspirazione dell’uomo alla perfezione e al progresso, che non può collidere con la religione. Egli mette bene in luce i benefici di questo sport che, a stretto contatto con la natura, è capace di suscitare intense emozioni che ci avvicinano alla religione, e anche per i suoi riflessi “nel sentimento educativo-religioso, nell’arte e nella scienza”. (6)
Fa da contrasto a questa libertà dello spirito, il saggio su “L’avarizia del clero nella Divina Commedia” del 1902, alla luce di certa critica cattolica che ricorreva a strategie quanto mai forzate pur di sviare i difetti del clero condannati da Dante, come nel caso appunto della sua avarizia. (7)
Frattanto Licitra, che si era sposato con una sua conterranea, aveva preso la decisione di lasciare Ragusa ed emigrare in Argentina. Lo scritto dal titolo “Per la libertà e per la vita” con sottotitolo “Apologia di un apostata onesto e leale”, vuole essere un “atto di ribellione” ad un costume, proprio di quelle gerarchie, inteso a sopprimere le espressioni del libero pensiero e dei sentimenti.
“L’artista e l’uomo forte – scrive – amano la libertà del pensiero, dell’azione, della coscienza…” Non poteva far altro, attesa la sua personalità e il suo modo di vedere le cose, di cattolico libero pensatore, che rinunziare a quel modo di vita. “Per ragioni che tutti intenderanno, io mi allontano – scrive – dalla mia terra nativa ma so di avere preferito a lei un tesoro unico e divino: la libertà”. (8)
Gli anni trascorsi in Argentina, principalmente a La Plata, lo videro presto impegnato all’Università, dove si fece apprezzare per il suo ingegno come insegnante di italianistica e di storia antica, nonché direttore delle scuole italiane d’Argentina e conferenziere nell’ambito della “ Società Dante Alighieri”. (9)
Sotto quest’ultimo aspetto, diversi furono i contributi intesi a ricordare personaggi illustri della nostra patria nel campo della letteratura, della storia, dell’arte, aventi tutti in comune l’aspirazione al libero pensiero. Da Dante, antesignano del nuovo per “l’affermazione della libertà dello spirito moderno” di cui mette in rilievo “l’originalità” del suo poema dovuta ad una” forma nuova” che il poeta gli dà, frutto dell’elaborazione di leggende, rappresentazioni, trattati e così via, illuminata dal suo genio creativo e dalla ”naturalezza” dello stile, a Mazzini. (10)
Il quale, “…per amore della patria schiava e della civiltà…”, rinunziò alla letteratura e all’arte dalle quali si sentiva attratto, a Giovanni Bovio che del primo condivise l’impostazione politica e morale secondo una concezione laica della vita che “non indeboliva” il sentimento religioso, a Giosuè Carducci “…poeta nazionale dell’Italia moderna” dal forte senso civile e della natura, a Giuseppe Verdi, “…l’Orfeo del Risorgimento italiano” che, con la magia incantatrice delle sue melodie, è stato – secondo Licitra – l’interprete più sottile ed esaustivo del “dolore” degli italiani nonché del desiderio irrefrenabile del riscatto e dell’unità della Patria. (11)
Nonostante i suoi impegni familiari e professionali, Licitra si adoperava, in seno alla “Dante Alighieri”, a rendere la Società sempre più attiva conformemente all’ideale proprio di quest’ultima, favorendo ad esempio lo scambio di libri o istituendo premi per gli studenti italiani più meritevoli. Laddove non trascurava i legami con la sua terra nativa (vedi il suo impegno a favore di un patronato scolastico sorto a Ragusa a sostegno della diffusione dell’istruzione e soprattutto degli emigranti) e con i suoi amici ragusani, in particolare Giorgio Occhipinti. (12)
Angelo Licitra, come si apprende dalla testimonianza di quest’ultimo, moriva a La Plata, a soli 59 anni nel 1929, in un tempo in cui sulla scena politica europea, contrariamente ai suoi Ideali, erano già sorti quelli dei governi autarchici e l’avvenire aveva in serbo delle brutte sorprese facendosi vicina l’ascesa al potere in Germania del Nazifascismo.(13)
Non ci rimane che il Valore della sua testimonianza e la nostra convinzione, che era anche la sua, perché gli Ideali mazzinianamente intesi, non moriranno mai!
Giovanni Ottaviano
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NOTE
1) – Occhipinti, “Dall’Albo dei miei ricordi” in “ Antologia di versi e prose”, G. Ottaviano a cura di, Modica 2005, pag.238 ed introduzione.
2) – Licitra,”Studio su la vita e le opere di Giambattista Odierna” Ragusa, 1899,pp.144-45. Ecco la frase di M. De Stael che Licitra riporta nella nota a pag.6 del suo “L’Alpinismo in Italia” “Questo sistema (della perfettibilità umana)non si oppone alle idee religiose. I dotti predicatori hanno sempre rappresentato la morale religiosa come un mezzo di migliorare la specie umana; io ho cercato di provare che i precetti del Cristianesimo vi avevano potentemente contribuito”.
3) – In questo senso, A. Cariola, ”Il diritto naturale e la storia. L’affermazione della libertà di coscienza nello stato democratico” in “Jus” (rivista di scienze giuridiche), Milano,1999.
4) – A. Licitra,”Studio su la vita e le opere di G. B. Odierna” cit. pp.125-26. Del Licitra ricordiamo inoltre che curò la pubblicazione di due inediti di G. B. Odierna,”Il nunzio del secolo cristallino” e “ l’aria spirante”, Ragusa, 1902. Per una conoscenza più approfondita dell’Odierna,alla luce delle ultime ricerche, V.Mario Pavone,” La vita e le opere di Giovan Battista Odierna”, Ragusa,1986.
5) – V.”Buonaiuti giornalista e tre maestri di morale” a cura di M. R. Linardi in “Nuova Antologia”, fasc. 2203, Luglio-Settembre 1997, pp.108-122.
6) – A. Licitra,”L’alpinismo in Italia”, Ragusa, 1896.
7) – Nella nota 6, pag.13 di questo scritto, Licitra, allargando il discorso alle azioni degli uomini,riporta il seguente passo di G. Bovio tratto dal suo “Saggio critico del Diritto penale…” “ la chiesa qualificava le azioni degli uomini in se medesime senza rispetto veruno al fine”,diversamente dal Machiavelli secondo il quale,dice Bovio, “i fatti umani pigliano lor qualità buona o rea non dal loro immediato apparire ma dal fine”.
8) – A. Licitra,”Per la libertà e per la vita”, Catania 1902. Prefazione pag.VIII.
9) – A. Licitra,”Memoria annuale del comitato platense della Dante Alighieri”, La Plata, 1913.
10) – A .Licitra, “De la originalidad de la Divina Comedia y de la leyenda islamica del ISRA’ y del MIRACH,con prologo por el Dr. Enrique E. Rivarola”, La Plata, 1921, nel seicentesimo anniversario della morte di Dante. In questo saggio,scritto in lingua spagnola,l’autore confuta la tesi di un accademico dell’università di Madrid, certo A. Palacios, intesa a sostenere quasi la dipendenza di Dante,nel suo poema,dalle leggende islamiche,in particolare quella della discesa di Maometto nell’Inferno e della sua ascesa verso Dio. Inoltre, A. Licitra, “ Dante e il suo poema”, La Plata, 1906.
11) – Elenco qui i seguenti scritti del Licitra da me consultati :”L’ideale in Giuseppe Mazzini”, La Plata,1905,” In memoria di Giovanni Bovio”, conferenza letta a Buenos Aires il 5 giugno 1905, Modica, 1905, ”Giosuè Carducci, poeta nazionale dell’Italia moderna,”La Plata,1907,” ”L’Orfeo del Risorgimento italiano”, La Plata, 1914.
12) – A.Licitra,”Pro-Patronato scolastico ragusano”, La Plata, 1912.
13) – G.Occhipinti riferisce di aver ricevuto una lettera del Licitra del 12 giugno 1929.”E fu l’ultima del lontano dolcissimo amico,egli scrive. In essa aggiungeva”Fra tre anni se la vita non ci abbandonerà prima,andremo insieme a Ceretano, ad Acre, alle fonti dell’Erminio,a Montelauro. Provo come un rimorso di non aver sentito da giovane l’ansia di conoscere de visu luoghi a noi tanto carichi di storia e di leggenda”.E il vento portò via le sue speranze. Oggi egli è sotterra”. In G. Occhipinti, ”Antologia di versi e prose”, cit. pag 189.














