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Corrado Calvo su “La Storia dell’Eresia” di Luigi Rigazzi.

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Corrado Calvo su “La Storia dell’Eresia” di Luigi Rigazzi.

Corrado Calvo su “La Storia dell’Eresia” di Luigi Rigazzi.

Pubblichiamo una sintesi dell’intervento che il prof. Corrado Calvo tenne il giorno 11 Giugno u.s. a Rosolini in occasione della prima presentazione del libro di Luigi Rigazzi su “La Storia dell’Eresia”.

Quando parliamo di eresia andiamo con la memoria all’epoca nella quale essa fu più tenacemente e orribilmente combattuta e perseguitata, così bene tratteggiata dal romanzo di Umberto Eco Il nome della rosa o da letteratura e filmografia in cui la Santa Inquisizione commina condanne, torture e roghi: donne e uomini di scienza scambiati per stregoni e fattucchiere e mandati a bruciare. Un’epoca protrattasi per troppo tempo e di cui strascichi e tracce troviamo ancora oggi. Un’epoca in cui bastava il semplice sospetto, usato come clava verso i nemici per depredarli di proprietà e ricchezze, tanto sotto la tortura si dichiarava qualsiasi cosa.

Con il termine movimenti ereticali la Chiesa cattolica, ha per secoli definito tutti i movimenti religiosi eterodossi rispetto alle concezioni della sua teologia. Questi gruppi di fedeli nacquero spesso con l’intento di un risveglio spirituale, come una reazione all’eccessiva ricchezza e ai lussi del clero, al suo allontanamento dalle Scritture ed al coinvolgimento nella politica della Chiesa di Roma che all’epoca pretendeva supremazia su re e nazioni; per questo motivo vennero da essa tacciati di eresia e perseguitati con torture e pena di morte.

Luigi Rigazzi, autore de “La Storia dell’Eresia”

Luigi Rigazzi in questa sua Storia dell’eresia non si sofferma solo sulle grandi ondate di persecuzione eretica, ma ci dà un quadro storico significatamene e scientificamente obiettivo e di puntuale rinvenimento dell’eresia nei suoi diversi toni, variegati e relativi a tutte le religioni e alle società tendenti al perseguimento del cosiddetto pensiero unico andare oltre il quale (verità rivelate e assolutismi) significa colpa, peccato e quindi castigo.

Il suo incipit è eloquente e parte da lontano, da casi riportati negli Atti degli Apostoli, in cui la bugia a Dio è già di per sé eresia, tanto da far intervenire direttamente Dio che in collera fulmina i blasfemi. Il Canone del Nuovo Testamento che regolerà l’ortodossia si costituisce nel terzo secolo, distinguendo tra Vangeli ispirati e riconosciuti dalla chiesa e Vangeli apocrifi e rigettati. In effetti, dice bene Rigazzi, le eresie sono esistite sin dal nascere del Cristianesimo, che a sua volta (non dimentichiamolo) è una eresia nei confronti dell’ebraismo. Nei primordi del Cristianesimo la confusione è tanta, sì che grandi apologeti cristiani finiranno nell’elenco degli eretici e le loro opere saranno accettate o rigettate in toto o in parte.

I primi padri della Chiesa sono noti come Padri apologisti perché si occuparono della difesa (in greco apologia) del cristianesimo dalle critiche dei pagani. Fra i più antichi Giustino (100-165 d.c.), secondo il quale tutto ciò che è vero e razionale è cristiano poiché tutto deriva dal Logos, che è Dio. E ciò che è vero nel pensiero pagano (Pitagora e Platone in particolare) lo è perché è stato attinto da Mosè e dai profeti dell’Antico Testamento. Tertulliano (160-220 d.c.) è il primo apologista in lingua latina e al contrario di Giustino afferma che il Cristianesimo s’impone per fede e non per ragione: si è cristiani per fede e non per ragionamento, i dogmi del cristianesimo sono impenetrabili dalla ragione.

Galileo Galilei,tela ad olio.

Fin qui Tertulliano sembra sposare la lezione di San Paolo espressa nella Prima lettera ai Corinzi. Senonché si spinge ben oltre sostenendo che non solo i contenuti della fede sono assurdi agli occhi della ragione, ma che essi vanno creduti proprio in quanto assurdi. Scrive: “Il Figlio di Dio è morto: bisogna crederlo perché è assurdo. Dopo la sepoltura è risorto: è cosa certa perché impossibile. Il motto che rispecchia il suo pensiero è: “Credo quia absurdum”. Si tratta di una posizione filosofica che, ovviamente, non è entrata a far parte della dottrina cristiana. Questo però ci permette di osservare che il Cristianesimo come noi oggi lo conosciamo è il frutto di un secolare dibattito attraverso il quale alcune dottrine, fra le molte proposte, sono state selezionate e il corpus delle dottrine risultanti vincenti costituisce l’ortodossia, mentre il corpus delle dottrine perdenti costituisce l’eresia.

Ipazia

La storia del Cristianesimo è costellata di eresie, a partire dallo gnosticismo per cui il Cristianesimo non sarebbe una fede universale ma una conoscenza destinata a pochi, per arrivare alle più celebri e dibattute  controversie come la questione trinitaria e quella riguardante la natura umana di Gesù, per non parlare dell’accesa questione che senza soluzione attraversa secoli per arrivare con forza a noi, quella riguardante la necessità da parte della chiesa romana di tornare alla povertà della Chiesa delle origini. Ma nel tempo su queste questioni meramente religiose si sono innestate istanze temporali e di potere terreno in cui imperatori e re, baroni e feudatari sono intervenuti con inaudita forza. E la chiesa ufficiale ha sfoderato l’arma micidiale del Tribunale della Santa Inquisizione e l’Indice dei libri proibiti col sugello dell’Imprimatur. E le commistioni tra potere temporale e spirituale hanno caratterizzato tutta la storia dell’ Occidente, in cui i re sono diventati paladini della fede e nel suo nome hanno commesso imperdonabili atrocità. In cui i pontefici si sono vestiti da carnefici e complici e si sono macchiati di orribili e disumane azioni. Fu Innocenzo IV a introdurre nel 1252 con la bolla Ad extipanda l’uso ufficiale della tortura nei casi di persecuzione dell’eresia.

Apologia di Galileo” di Tommaso Campanella

Il ricorso mirato a perseguire pagani ed eretici inizia proprio quando l’impero diventa stato confessionale e questo per la prima volta avverrà ufficialmente nel 380 con l’editto di Tessalonica emanato da Teodosio: prevedeva pene per chi rifiutava di convertirsi, sino ad arrivare alla pena di morte con gli editti successivi.  La vittima illustre che mi piace ricordare è la matematica e filosofa greca antica Ipazia, massacrata dieci anni prima (370 d.c.) ad Alessandria d’Egitto per mano dei monaci parabolani, nati per soccorrere malati e appestati, che nell’occasione si scagliano contro l’inerme e pacifica filosofa per tacitarne studi e idee, l’eretica.

La santa Inquisizione, ricostruita con chiarezza nel saggio, si distingue in tre fasi: 1) Inquisizione medievale, alle dipendenze del papa, sino a metà del XIV secolo; 2) Inquisizione spagnola e portoghese, alle dipendenze dei sovrani; 3) Inquisizione romana, conosciuta come Sant’Uffizio, che arriva sino ai nostri giorni con il nome di Congregazione per la Dottrina della Fede, che dispone di un tribunale permanente e ha preso le distanze dai sistemi del passato.

Giordano Bruno, statua.

Ma solo ai nostri giorni Giovanni Paolo II chiederà perdono per le atrocità commesse dalla Chiesa nei secoli passati; lo farà nel 2000 dopo un  seminario tenutosi un anno prima in vista del Giubileo per fare il punto sulla storia della santa Inquisizione. Per onestà intellettuale, ci ricorda nel suo saggio Luigi Rigazzi, bisogna dire che non fu solo la Chiesa cattolica a perseguire gli eretici; si macchiarono di questo esecrabile crimine anche i seguaci di Lutero e le bande contadine, e gli Anglicani nel Regno Unito dopo la scissione da Roma. L’autore ripercorre le varie tappe della storia dell’eresia con lucidità e non manca di spezzare qualche lancia a favore di alcuni eretici. Molto spazio nel volume viene concesso a Giordano Bruno, il Nolano, di cui segue ventura e disgrazie sino alla terribile morte.

Giordano Bruno

In conclusione

Il saggio di Luigi Rigazzi si avvale di  puntuali, ricche e attente note a pie’ di pagina;   ci prende per mano e ci conduce a rivisitare nodi eretici importanti e riconsiderare figure, per alcuni versi controverse ancora oggi ma sulla cui opera la Chiesa ha cominciato a guardare con occhi nuovi. Così è per Giordano Bruno o per il domenicano Savonarola, per il Lutero delle 95 tesi o per l’ex mercante Pietro Valdo. E su tanti altri perseguitati ed eretici dei secoli scorsi, la Chiesa ha cominciato a mutare atteggiamento e giudizio, rivalutandoli e talvolta riabilitandoli. E’ la sorte toccata ai già ricordati Giordano Bruno e Girolamo Savonarola, ma anche a Gioacchino da Fiore, che già i suoi confratelli e alcuni uomini di chiesa consideravano santo e taumaturgo mentre era in vita; Dante addirittura lo colloca nel Paradiso appellandolo “beato”. Stessa sorte sembra alitare verso fra Dolcino da Novara,  Pietro Valdo e, come già anticipato, verso lo stesso Lutero.

Tommaso Campanella

Nel saggio non ci sono condanne o assoluzioni perché questo non è lo scopo del libro o dell’autore, che per sgombrare il campo da ogni dubbio fa precedere la sua storia da un pensiero di Leonardo Sciascia: “C’è sempre nel potere che si costituisce in fanatismo questa paura dell’eresia. Allora ogni uomo, ognuno di noi, per essere libero, per essere fedele alla propria dignità, deve essere sempre un eretico”. E’, quello di Rigazzi, un invito ad esercitare il sacrosanto diritto di pensare e dubitare, facoltà propria dell’uomo che si colloca nella via del rispetto del pensiero altrui e della libertà di fede. Ecco perché una storia dell’eresia è quanto mai attuale ai nostri tempi, dove confusione ed omologazione vanno di pari passo.

Corrado Calvo

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