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Luigi Rigazzi: La Resistenza ebraica nell’Europa dell’Est.

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Luigi Rigazzi: La Resistenza ebraica nell’Europa dell’Est.

..per non dimenticare:

La Resistenza ebraica nell’Est Europa.

di  Luigi Rigazzi

 La memoria dell’offesa

L’immane tragedia della Shoah che ha decimato ed in alcuni casi cancellato intere comunità di ebrei in tutta Europa, nei paesi dell’Est è stata veramente devastante. Dove non erano riusciti i vari pogrom, che si sono succeduti a partire dal  primo del 1389 che devastò la comunità ebraica di Praga, all’ultimo prima della tragedia scatenata dai nazisti, in Ungheria dove furono trucidati 1.500 Ebrei, l’eccidio fu portato a termine da squadre fasciste, comandate da Padre Andrea Scun, che fa fucilare uomini, donne e bambini al grido: Nel sacro nome di Gesù Cristo, fuoco!  Da un calcolo approssimativo si stima che nei sette secoli in diverse migliaia di pogrom furono sterminati oltre 180.000 ebrei.

Questa immane carneficina non era riuscita ad estirpare completamente gli ebrei dall’Est Europa, ma con l’avvento di Adolfo Hitler al potere in Germania e dopo l’occupazione di tutti i territori dalla Polonia alla Russia e con la messa in pratica della Soluzione finale della questione ebraica / Endlösung der Judenfrage, seguendo le istruzioni del Protocollo di Wannsee (Conferenza di Wannsee),  del 20 gennaio 1942, protocollo, dettato da Reinhard Tristan Eugen Heydrich[1] (foto 1) e redatto da Adolf Eichmainn[2] (foto2) articolato in quattro paragrafi, composto da 15 pagine, dove si decide lo sterminio totale degli Ebrei, da mettersi in pratica con metodi scientifici. Si arrivò così, alla quasi totale cancellazione di tutte la comunità ebraiche che vivevano in quei territori. Dopo la Seconda Guerra Mondiale si è tentato di calcolare il numero alle vittime dell’immane tragedia Secondo le più recenti ricerche storiografiche, dalle stime del 1990 di Agata (Goti) Bauer[3] e  Robert Rozett,[4] e del 1991 della Fonte Wolfgang Benz,[5] si arriva alla cifra impressionante di sei milioni di morti. La difficoltà per gli storici e i ricercatori di poter stabilire con certezza il numero delle vittime, dipende dalla volontà che i nazisti ci misero nel tentare di cancellare le tracce della carneficina con tutti i mezzi. In primo luogo, la massa dei deportati che arrivavano nelle fabbriche della morte, non venivano nemmeno  registrati, perché passavamo direttamente dallo scalo ferroviario alle camere a gas (foto 3) e ai forni crematoi.(foto 4)  Si calcola che questo numero possa aggirarsi attorno al 80% dei detenuti arrivati nei campi. I nazisti tentarono pure di far sparire le liste di quelli assassinati dopo averli sfruttati come animali da lavoro.

Nell’estate del 1943 Heinrich Luitpold Himmler[6](foto 5) diede l’ordine ai reparti speciali Einsatzgruppen,[7] di mettere in pratica il piano Aktion 1005, il piano prevedeva di rintracciare sia in Unione Sovietica che in Polonia tutte le fosse comuni,(foto 6) riaprirle e dar fuoco ai resti dei cadaveri che i nazisti vi avevano gettato dopo averli fucilati. Da diverse stime degli esperti si calcola che queste vittime furono oltre un milione. Con questi sistemi subdoli i nazisti tentarono di celare al mondo la proporzione dell’immane carneficina. All’inizio delle persecuzioni, gli ebrei mettono in atto una resistenza civile, ma alla fine diventò evidente quale scopo si erano prefissati i nazisti, e la sola scelta rimasta fu la lotta armata. Tra il 1941 e il 1943, nell’Europa dell’Est, all’interno delle varie comunità rinchiuse nei vari ghetti, sorsero movimenti clandestini con lo scopo di organizzare le fughe e raggiungere le unità partigiane che operavano già in tutta l’Europa occupata. Questa idea di rivolta arrivò anche nei campi di sterminio,(foto 7) perché nonostante le condizioni di abbrutimento e la volontà di annientare le loro personalità, in molti di loro rimase una piccola scintilla di umanità e di dignità, che li portò a rifiutare quello che la forza bruta delle SS imponeva loro.

Primo Levi,(foto 8) nel suo capolavoro Se questo è un uomo scrive a tal proposito: Nulla più è nostro […] ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome qualcosa di noi, di noi quali eravamo, rimanga.[8] Sempre sull’annullamento della dignità dell’individuo nei campi nazisti, Primo Levi nel suo ultimo capolavoro,  a proposito del tatuaggio del numero sul braccio,(foto 9) scrive: La violenza del tatuaggio era gratuita, fine a se stessa, pura offesa:non bastavano i tre numeri di tela cuciti ai pantaloni, alla giacca ed al mantello invernale? No non bastavano: occorreva un di più, un messaggio non verbale, affinché l’innocente sentisse scritta sulla carne la sua condanna[9] La Resistenza ebraica si è distinta sin da subito dalle altre Resistenze messe in atto nei vari paesi europei. Gli Ebrei, non avevano un esercito, non avevano armi, erano soli e non potevano ricevere aiuti da nessun governo. Inoltre le popolazioni che li circondavano per la maggior parte gli erano ostili. In questo clima di disperazione si contarono diverse rivolte, la più importante è quella del ghetto di Varsavia,(foto 10) dove erano stati rinchiusi oltre 70.000 Ebrei,  scoppiata il 19 aprile 1943 durante la Pasqua ebraica e conclusasi il 19 maggio, organizzata e guidata dal movimento Żydowska Organizacja Bojowa (ZOB)[10], l’organizzazione ebraica di combattimento, guidata da Mordechai Anielewicz,[11] (foto 11) Nel gennaio del 1943 la ZOB emanò il seguente appello a tutti gli abitanti del ghetto di Varsavia: Ebrei! L’invasore ha iniziato la seconda fase del vostro sterminio. Non andate passivamente a morire. Difendetevi! Armatevi di un’ascia, di un coltello, di una spranga di ferro, non importa di cosa, nascondetevi nelle vostre case. Noi lottiamo per coinvolgervi. Solo la lotta vi offre una possibilità di salvezza! Lottate!

…SEGUE ALL’INTERNO: RESISTENZA EBRAICA EUROPA EST

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[1] Reinhard Tristan Eugen Heydrich,  (7 marzo 1904 – 4 Giugno 1942) è stato un alto ufficiale nazista durante la seconda guerra mondiale e uno dei principali architetti della Shoah . Era SS  Obergruppenführer und generale der Polizei (Senior Group Leader e capo della polizia), nonché capo del principale Ufficio di sicurezza del Reich (tra cui la Gestapo , Kripo e SD). E’ stato anche Stellvertretender Reichsprotektor (Vice / Acting Reich- Protector) di Boemia e Moravia , in quella che oggi è la Repubblica Ceca . Heydrich è stato presidente della Commissione internazionale della polizia criminale (ICPC, più tardi conosciuta come Interpol ) e ha presieduto il gennaio 1942 Wannsee Conference , che ha formalizzato i piani per la soluzione finale  e la deportazione e il genocidio di tutti gli ebrei in Europa occupata dai tedeschi.

[2] Otto Adolf Eichmann (Solingen 19 marzo 1906 – Ramla 31 maggio 1962) è stato un paramilitare e funzionario tedesco, considerato uno dei maggiori responsabili operativi dello sterminio degli ebrei nella Germania nazista.

[3] Agata (Goti) Bauer, (Berehove, 29 luglio 1924) è una reduce dell’olocausto  italiana, di origine ebraica, autrice di memorie sulla sua deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz e attiva testimone italiana della Shoah..

[4] Robert Rozett, Direttore delle Biblioteche Yad Vashem.

[5] Volfgang Benz, (9 giugno 1941) a Ellwamgen, è uno storico tedesco di storia contemporanea, ha insegnato dal 1990 al 2011 presso l’università Tecnica di Berlino, ha gestito il Centro per la Ricerca sull’antisemitismo.

[6] Heinrich Luitpold Himmler, Monaco di baciera 7 ottobre 1900 – Luneburgo 23 maggio 1945, è stato Reichsführer delle Schutzstaffel  dal 1929, comandante della polizia dal 1936 e delle forze di sicurezza del Terzo Reich dal 1939. 

[7] Einsatzgruppen (letteralmente «unità operative, reparti speciali tedeschi conposti da SS e da uomini della polizia della Wehrmacht, furono impegnate in Unione sovietica e in Polonia, il loro compito era l’annientamento degli ebrei, degli zingari e degli avversari politici. 

[8] Primo Levi, Se questo è un uomo, Giulio Einaudi , Torino, 1976, p. 23.

[9] Primo Levi, I salvati e i sommersi, op. cit. , p.95..

[10] Żydowska Organizacja Bojowa (ZOB), La Żydowska Organizacja Bojowa (ŻOB, termine polacco per “Organizzazione ebraica di combattimento”; in yiddish” ייִדישע קאַמף אָרגאַניזאַציע / Yiddishe Kampf Organizatzie) è stata un movimento di resistenza ebraica durante la seconda guerra mondiale che ebbe la propria sede nel ghetto di Varsavia. La ŻOB era formata principalmente da giovani appartenenti ai movimenti giovanili sionisti di sinistra ed ebbe un ruolo centrale durante l’insurrezione del ghetto di Varsavia. Dopo la liquidazione del ghetto alcuni appartenenti alla ŻOB parteciparono, insieme alla resistenza polacca, alla rivolta di Varsavia..

[11] Mordechai Anielewicz, (1919 / 1943) è stato il leader di Żydowska Organizacja Bojowa (ZOB), durante la rivolta del ghetto di Varsavia.

[1] Primo Levi, I sommersi e i salvati, Giulio Einaudi, Torino, 1986. L’immane tragedia della Shoah che ha decimato ed in alcuni casi cancellato intere comunità

[12] Mordechai Anielewicz, (1919 / 1943) è stato il leader di Żydowska Organizacja Bojowa (ZOB), durante la rivolta del ghetto di Varsavia.

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