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Rosolini: una bella serata sfogliando: “Toledot – Generazioni” di Solange Lasnaud …

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Rosolini: una bella serata sfogliando: “Toledot – Generazioni” di Solange Lasnaud …

A ROSOLINI (SR), Giovedì’ 14 Ottobre 2021

presso il Palazzo Comunale, i proff. Corrado Calvo e Giuseppe Blandino hanno presentato il libro:

Toledot-Generazioni 

di Solange Lasnaud

con Pietro Martini Cerati e Luigi Rigazzi

NOTO, 23 Ottobre 2021 – Moderata dal Sottoscritto, abbiamo amichevolmente trascorso una bellissima serata con due dei tre Autori, Solange Lasnaud e Luigi Rigazzi, il quale ha voluto personalmente spiegare come e perché sia nato questo importantissimo libro, su cui pubblichiamo le relazioni dei suddetti proff. Corrado Calvo e Giuseppe Blandino, introducendole con l’intervento di Luigi Rigazzi.(Biagio Iacono)

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PRESENTAZIONE DI TOLEDOT – GENERAZIONI

di Luigi Rigazzi

Signore, Signori, grazie per essere intervenuti alla presentazione del libro-intervista realizzato da me e dall’amico e collega Pietro Mariani Cerati alla qui presente Solange Lasnaud, di cui abbiamo raccolto in numerose sedute di registrazione l’appassionante, tragica storia, sua e della sua famiglia.

Solange Lasnaud

Un saluto e un ringraziamento particolare lo rivolto al Commissario Straordinario del Comune di Rosolini, Dr. Giovanni Cocco, che ci ha autorizzati ad usufruire della Sala Cartia, alla Dott.ssa Manuela Minuto e alla Signora Dorotea Valvo, per la fattiva collaborazione nell’organizzare l’evento. Un ringraziamento all’Associazione Cultura e Dintorni per averci supportato nell’organizzare la presentazione. Ringraziamo di cuore i proff.  Corrado Calvo e Giuseppe Blandino che ci fanno l’onore di presentare il libro e il prof. Biagio Iacono che sarà il moderatore della serata. Al mio fianco c’è Solange, amica carissima che, se si trattasse di un romanzo d’avventura, sarebbe l’eroina, ma lei e i suoi congiunti sono stati loro malgrado gli attori di quella immane tragedia che è stata la Shoà. Fino allo scorso anno, io non conoscevo Solange, che mi fu presentata da un’amica comune ai primi di Gennaio del 2020, quando dovevo organizzare ad Asti il quarto convegno per commemorare e ricordare un nostro carissimo amico e maestro, Paolo De Benedetti. Dopo la riunione andammo tutti a pranzo in una caratteristica trattoria astigiana. Durante il pasto, Solange inizia a raccontare l’odissea da lei vissuta assieme alla sua famiglia durante l’occupazione tedesca della Francia. Preso dal racconto, colgo la palla al balzo e le chiedo se vuole fare un libro della sua storia. Non faccio in tempo a finire: lei mi risponde che non aspettava altro da una vita. Facciamo ritorno nelle nostre rispettive sedi, rimanendo d’accordo che avremmo iniziato le interviste da lì a poco, e così è stato. Il libro è il frutto di una serie di interviste fatte a Solange, la storia è quella vista e vissuta con gli occhi di una bambina, nata nel 1936, che pertanto all’epoca dei fatti narrati aveva appena sette-otto  anni.

Luigi Rigazzi

   Le fa da contrappunto un secondo racconto di sua madre Blanche, che Solange assieme ad un’amica avevano raccolto in una registrazione a Parigi quando la madre era ancora viva. Racconti che riguardano lo stesso periodo, gli stessi eventi della vita comune, ma soprattutto quelli tragici: l’occupazione nazista, la fuga di Blanche e dei suoi cari, durante la quale hanno incontrato persone che hanno corso il rischio di essere fucilate, perché li aiutavano, e persone vili che per odio o per venalità hanno cercato di venderli ai nazisti. A lungo resterà nascosto alla stessa Solange che tre suoi familiari, il papà Samuel, la mamma Blanche e sua sorella Eliane, hanno partecipato alla Resistenza Francese.

La IV di copertina di Toledot

Una testimonianza dei fatti sempre più importante, considerato il numero delle vittime del nazismo, tra cui tanti congiunti della stessa Solange. Sua madre Blanche, alla fine della guerra, apprende dalla Croce Rossa che tutti i suoi familiari, rimasti in Polonia, erano stati sterminati a Treblinka. Ma è anche una memoria da custodire, se è vero, come scrive Rav Barbara Aiello nella sua Prefazione al libro, che entro dieci anni, nel 2030, dei 5.300 superstiti attuali della Shoà, soltanto un quarto saranno ancora vivi.

Ma, nonostante la realtà narrata sia terribile e devastante, sia madre che figlia hanno saputo reagire, grazie a un attaccamento alla vita che, per quanto diverse, le accomuna e si traduce, sul piano narrativo, in un racconto positivo, appassionante, piacevolmente vario. Che tocca tutte le corde dell’animo umano, e ci conduce attraverso le generazioni – questo è il significato del termine ebraico toledot! – con una leggerezza e …Un vero e proprio inno alla vita!

Solange Lasnaud e Luigi Rigazzi.

Solange è ancora qui con noi, è una donna bellissima, colta, che da moltissimi anni ha scelto di vivere in Italia. Ha una famiglia numerosa, cinque figli, otto nipoti: una serie di “Generazioni” cioè di …Toledot, quali emblema dello scorrere della vita!                            

Rosolini, 14 Ottobre 2021 

Luigi Rigazzi

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Solange Lasnaud in TOLEDOT Generazioni ripercorre

con noi quei momenti della follia antisemita tedesca.

di Corrado Calvo

Il prof. Corrado Calvo durante il suo intervento.

Era il 27 gennaio 1945, un sabato, quando il comandante dell’Armata Rossa Georgj Elisavetskj abbatte i cancelli del campo di Auschwitz e gli si presenta uno spettacolo orrendo, inimmaginabile, che non riuscirà più a cancellare. Nelle sue memorie scriverà: “Ancora mi si gela il sangue nelle vene quando nomino Auschwitz” e gli torna davanti la vista terribile di quegli “scheletri viventi che giacevano sui letti a castello a tre piani”. Il mondo, allibito, cominciava a capire cos’era stata la follia antisemita tedesca e che non erano fole le pur incredibili voci che erano circolate sommessamente sino a quel momento. Alla fine della guerra il numero tragico di quella follia farà registrare 11 milioni di vittime, di cui 6 milioni ebrei, e poi zingari, slavi, omosessuali, testimoni di Geova, cattolici refrattari, diversamente abili. Tutti colpevoli di non appartenere alla razza ariana.

      G.Blandino, Solange Lasnaud,            C. Calvo, L. Rigazzi e B. Iacono.

Tutto questo lo leggiamo nei libri di storia, ma acquista contorni concreti e terribilmente reali, quando l’apprendiamo dalla voce diretta dei sopravvissuti e rivestiamo quelle pagine di storia con persone in carne e ossa che patirono quella sorte: sommersi e salvati. Solange Lasnaut è una di queste persone che con coraggio in Toledot. Generazioni ripercorre con noi quei momenti.

Si tratta di un libro singolare, un libro a due voci, quella della figlia e quella della madre, che raccontano la stessa storia e ci conducono negli stessi luoghi, ma con uno sguardo diverso, a volte perfino divergente. Quello che raccontano è il mondo ebraico del secolo scorso in terra di Polonia e di Francia, con le due guerre che fanno da sfondo, la seconda in particolare, mentre le due donne, madre e figlia, percorrono un cammino ora di tradimento ora di fedeltà alle proprie radici. C’è anche la nostra Italia con Milano e i suoi commerci. Soprattutto si tratta della storia di una bambina ebrea vissuta al tempo dell’Olocausto, la cui vita è profondamente sconvolta dagli eventi riguardanti l’occupazione nazista. Attraverso le sue vicende riviviamo la storia di tanti altri bambini meno fortunati di lei che nell’inferno della persecuzione nazifascista trovarono patimenti atroci e la morte. Questo libro è importante e necessario in un’epoca in cui i sopravvissuti a quell’orribile tragedia sono quasi tutti scomparsi. Fra dieci anni dei circa 5.000 superstiti di oggi solo un quarto sarà ancora in vita. Quindi si comprende quale importanza riveste questa testimonianza.

Solange Lasnaud e la figlia Fabienne.

Veniamo alle due protagoniste. La madre, Blanche, coltiva il sogno di fare teatro, che mal si concilia con le aspettative della sua famiglia: una famiglia ebrea ben inserita nella comunità; il padre è figura stimata e riverita per la sua grande caratura morale e religiosa. Per uscirne, la giovane accetta un matrimonio combinato e da cui presto viene fuori con una procedura inusuale: è la donna a chiedere il divorzio e non viceversa, cosa rivoluzionaria per quell’universo e per quell’epoca. Addirittura lascia la figlia avuta dal matrimonio (Estèra) e con il nuovo compagno si trasferisce dalla Polonia a Parigi. Qui la raggiungono il vento impetuoso e la tragedia della Shoah e della seconda guerra mondiale.

Solange, la seconda figlia, nasce a Parigi nel 1936, in piena era nazista e la Francia, la terra della “liberté-égalité-fraternité” a poco a poco si scoprirà un’imbarazzante vena antisemita e un’insospettata natura delatoria. Per fortuna non sono tutti così i francesi: la resistenza, la solidarietà e il coraggio consentiranno a Blanche di uscirne vivi. Blanche ha trenta anni. La famiglia, rimasta in Polonia, invece, verrà sterminata a Treblinka. Solange, come del resto tanti altri, fra questi Primo Levi, che non si sono mai interessati seriamente di religione, non sa cosa vuol dire essere ebrea e quale mostruosa diversità questo stato comporti. L’emanazione delle leggi razziali e la loro condivisione nell’Europa nazifascista sconvolgeranno popolazione e società: nella nostra Italia fascistizzata nel 1938 a scolari e studenti di “razza ebraica” viene impedito di tornare in classe, lo stesso avviene per gli insegnanti di ogni ordine e grado che verranno espulsi, gli ebrei vengono licenziati dalle amministrazioni pubbliche e dalle banche, non possono sposare “ariani”, possedere aziende, scrivere sui giornali e, discriminati, sono destinati a subire molte odiose limitazioni.

Blandino, Iacono, Rigazzi e Calvo.

E’ l’inizio della più terribile delle tragedie umane che culminerà nei campi di sterminio e nelle camere a gas. Molti che non sospettavano neanche di avere ascendenze ebraiche o che vivevano l’essere ebreo nella più completa indifferenza e senza complicanze religiose, così come Solange e Blanche, scopriranno ben presto sulla loro pelle cosa voglia dire essere ebrei. Hanno una sola colpa – scrive Liliana Segre – quella di essere nati (“La sola colpa di essere nati”, Garzanti 2021). Con le due protagoniste attraversiamo i fatti più salienti del secolo scorso, la vigilia dei conflitti, le due guerre mondiali e la ricostruzione. Toccanti e straordinari alcuni episodi raccontati da Solange, come il mancato riconoscimento a primo impatto del padre sfuggito ai tedeschi: puzzolente, irriconoscibile, barba lunga e incolta, ridotto in uno stato pietoso, così come la guerra riduce gli uomini.

Assistiamo alla sua iniziazione sessuale, a 17 anni, che sarà completata qualche anno dopo a Londra, dove si è recata per il matrimonio di un cugino. Donna moderna e volitiva, tenace e determinata fa la sua esperienza commerciale a Milano dove impianta un laboratorio e un negozio di camicie da notte, che arriveranno persino negli Stati Uniti. Pittura, scultura, musica, passione per lo studio, arricchiscono l’esperienza e la sua personalità. Mi è piaciuta la lite col prof. di filosofia che proponeva lo studio di Hannah Arendt, alla quale la nostra non perdonava di essere tornata a letto con Heidegger, il filosofo di cui ben si conosceva il sostegno al nazismo, dopo la seconda guerra mondiale. Del resto la persecuzione nazista l’ha segnata, risente certe notti i passi cadenzati della Gestapo che piombava all’improvviso nel ghetto, non riesce a liberarsi dalla sindrome del sopravvissuto e dai sensi di colpa per essere scampata all’orribile fine che ha inghiottito tanti altri: lo stesso sentimento che condurrà Primo Levi a mettere fine ai suoi giorni gettandosi nella tromba della scala del suo palazzo torinese.

Blanche che aveva trovato impiego nell’amministrazione francese viene licenziata. Gli eventi bellici travolgono la loro vita, Samuel, il marito, dislocato sulla Linea Maginot, è caduto prigioniero dei tedeschi e Blanche capisce che è pericoloso restare a Parigi. Troveranno rifugio nella campagna, a 200 chilometri dalla capitale. Ma presto anche quel rifugio diventa pericoloso e sono costretti a spostarsi ancora. Blanche racconta tutte le loro traversie e lo fa, devo dire, con una certa maestria da romanziere, con una scrittura efficace, capace di catturarti e portarti con se. La segui mentre porta a termine la gravidanza di quel figlio maschio che nasce in tempo di guerra, in mezzo al pericolo delle retate e della delezione, con gli ospedali pubblici interdetti. La voce di Blanche, nel libro, fa da contraltare alla conversazione di Solange, condotta con straordinaria efficacia da Pietro Mariani Cerati e da Luigi Rigazzi. Sono due registri diversi che sviluppano un identico racconto, accompagnandoci nelle vite delle loro protagoniste.

Blandino, Iacono e Calvo.

Da queste pagine emergono due donne eccezionali, madre e figlia, che anticipano il loro tempo e sanno dare concreti segni di rivolta e di cambiamento nei costumi e nella ingabbiata condotta morale dell’epoca. A 90 anni Blanche è ancora molto  vitale; a 81 anni ha la forza di lasciare l’uomo con cui vive una storia che durava da più di cinque anni. Lo fa perché lo ritiene un pantofolaio. Quello tra madre e figlia è un rapporto simbiotico, mentre nei riguardi degli altri ebrei, soprattutto sefarditi, affiora talvolta una pungente vena critica per la riprovevole abitudine che questi hanno di ostentare la ricchezza di cui godono. Più che ebrea, Blanche si sentiva francese e non volle fare mai ritorno in Polonia. Bella ed elegante, il principe Abdullah avrebbe voluto farne la quarta moglie. Un bel carattere!

La Storia è la bussola che ci guida verso un futuro che i giovani devono affrontare con le competenze necessarie, fornite dalla conoscenza di ciò che è accaduto attraverso il dialogo costante  tra passato, presente e futuro. L’istruzione non è memorizzare che Hitler ha ucciso 6 milioni di ebrei. L’istruzione è capire come è stato possibile che milioni di persone comuni fossero convinti che fosse necessario farlo. L’istruzione è anche imparare a riconoscere i segni della storia, se minaccia di ripetersi. E questo libro ci aiuta a capirlo.

Corrado Calvo

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TOLEDOT Generazioni di Solange Lasnaud: perché una riflessione sull’Olocausto e sull’antisemitismo è sempre attuale come una ferita ancor oggi non rimarginata!

Commentare  un libro non è un compito facile. Per esprimere un giudizio critico ci si può avvalere di criteri oggettivi, propri della critica letteraria, o si possono elaborare commenti semplicemente basandosi su impressioni e su valutazioni soggettive.        

                   di Giuseppe Blandino  

Solange Lasnaud e la figlia Fabienne, viste da vicino.

Dal punto di vista strutturale il libro Toledot può essere suddiviso in due parti; nella prima il racconto si svolge sotto forma di intervista, mentre la seconda parte può essere considerata una biografia romanzata in quanto si avvale dei caratteri letterari che si usano per scrivere un romanzo, utilizzando le tecniche adatte, uno stile adeguato e invenzioni creative, ma senza sconvolgere minimamente la storia. Per quanto attiene al contenuto, noi questa sera per cercare di capire quest’opera ci chiediamo: perché gli autori hanno voluto trattare una tematica su cui sono stati scritti milioni di libri?

Sicuramente, più tardi lo sentiremo direttamente da loro. Intanto, io penso che l’argomento sull’Olocausto e sull’antisemitismo è sempre attuale ed è una ferita ancora aperta; sono anche convinto che l’intento degli autori sia quello di offrire ai lettori un’altra chiave di lettura (altri significati), di non lasciare assopire le coscienze e di dare vita all’ennesima testimonianza di un orrore che è sempre strisciante. Leggendo questo libro, la mia impressione è quella di aver letto un romanzo d’avventura, in realtà non è così in quanto non si tratta di una narrazione scaturita dalla fantasia degli autori, ma è il racconto di un vissuto doloroso e sfaccettato, contestualizzato, appunto, in un periodo storico buio in cui l’uomo è stato l’artefice di uno degli orrori più abominevoli mai compiuto prima.

A conclusione della bella serata una …passeggiata!

 

Solange, la protagonista dell’intervita, è una superstite preziosa e indiretta dell’Olocausto: preziosa perché ci offre un’angolatura diversa di questo disumano fenomeno scaturito dalla forsennata ideologia del nazismo nel secolo scorso; superstite indiretta in quanto non ha avuto esperienza diretta nei luoghi di deportazione e di sterminio, ma ne ha patito i traumi e le terribili conseguenze, rimanendone segnata per tutta la vita: “ Ho sempre dei flash che mi vengono. Quando vedo passare un treno merci io sto male. Sto male per il senso di colpa, che ho anche se devo buttare un pezzo di pane”. Sono frasi che Solange ripete nel racconto; siamo di fronte alla sindrome del sopravvisuto.                                                                                                

L’altra protagonista della narrazione è Blanche, la madre di Solange. Queste due donne per le loro dinamiche psicologiche e di azione non lasciano indifferente il lettore, anzi ne viene quasi travolto. Il coraggio e lo spirito quasi rivoluzionario che animano queste donne nei confronti delle imposizioni, degli schemi e delle convenzioni sociali rappresentano una molla che fa scattare certi meccanismi psicologici in chi legge, inducendo ad una rilettura critica di sé stessi.                                             

In queste donne, a volte conflittuali, c’è sempre una forma di reattività all’assuefazione sociale, sentimentale; è un continuo rompere con le esperienze reputate negative, insignificanti e vuote; è un continuo ricominciare e rincorrere la vita nella sua pienezza e nella sua forma più libera e scevra da condizionamenti d’ogni sorta. “ Se mi chiedi cosa rappresenta mia madre ti dico: la libertà. Ha sempre fatto tutto quello che voleva”.  “ Per me la libertà è fare quello che voglio, non avere orari, mangiare quello che voglio”. (Blanche (la madre)  ha una vita sentimentale molto dinamica: si libera dal primo matrimonio fuggendo da Varsavia in Francia, a Parigi, lasciando figlia e marito;  si unisce di nuovo in matrimonio, dal quale avrà due figli – Solange e Jean Bernard –  ma la sua vita sentimentale sarà libera e con diversi amanti.

Corrado Calvo con Luigi e Maria Grazia Rigazzi.

Solange subisce un matrimonio imposto e anche lei sceglie di svincolarsi per una vita sentimentale più congeniale al suo spirito: difatti sposa un altro uomo che ama e da cui non si separa fino a quando questi non muore. Tante sono le peripezie a cui vanno incontro le due donne, ma Blanche e Solange sono l’emblema della resilienza: di fronte alle difficoltà e agli eventi traumatici non si arrendono mai, ma al contrario, trovano la forza di andare avanti e di risorgere. Se la resilienza, di cui sono dotate queste donne, è una costante che le accompagna per tutta la vita e le fa sopravvivere, l’Ebraismo è una spina al fianco inestirpabile. L’essere ebrei è sentito come un peso che schiaccia e che procura insicurezza e instabilità, continue fughe, fame, miseria.

Blanche conosce bene il prezzo che gli ebrei pagano ogni giorno nel periodo del Nazismo: odio, insulti, aggressioni, retate per le deportazioni. Lei riesce sempre a salvarsi, grazie alla sua scaltrezza e a volte anche al caso. Blanche, anche dopo la guerra, pur non professando la religione e pur vivendo da non ebrea, sente costante l’influsso  dello spirito ebraico trasmesso dal padre, il venerabile tsadik (Zaddiq) di Varsavia, Simche Binem,uno che contava molto nel mondo ebraico e a cui tutti si rivolgevano per il suo carisma e la sua alta preparazione religiosa. L’ebraismo è talmente radicato in lei che continua a sopravvivere anche solo sotto forma di odori, profumi, muffa, l’yiddish.

Per Solange l’Ebraismo è stato traumatico per come le è stato rivelato e discriminatorio in quanto le procurava un sentimento di diversità nei confronti degli altri; inoltre, ha rappresentato un problema d’identità che l’ha spinta ad uno studio approfondito e ad una continua ricerca delle proprie radici e del significato, arrivando a scoprire che l’essere ebreo è rischiare, gettarsi nel mare della vita per conquistare la libertà, come accadde agli Israeliti nell’Esodo che per fuggire dalla schiavitù dell’Egitto attraversarono le acque del Mar Rosso.

In questo senso Blanche e Solange sono profondamente ebree.

Giuseppe Blandino

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NOTA BENE: Le foto di queste pagine, indifferentemente accostate,

sono di Piero Gennaro, Corrado Calvo, Luigi Rigazzi e Biagio Iacono.

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