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Noto, Infiorata 2022: “Fiorisce il Giardino di Pietra” di Nuzzo Monello

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Noto, Infiorata 2022: “Fiorisce il Giardino di Pietra” di Nuzzo Monello

Noto, Infiorata 2022:

“Fiorisce il Giardino di Pietra” di Nuzzo Monello

 

   a giorni nel cuore della rinnovata Primavera, rivedremo le tessiture “dell’Antesi dell’Arazzo Floreale, l’Infiorata di via Nicolaci, che con il cuore e con la mente inseguiremo, come  i sognatori inseguono dall’alba al tramonto i loro pensieri sublimi inferenti ai Valori della vita.

Un’arte d’uomini, incessante di comunanza e di legami alla propria terra dove ogni artificio nega al fiorire spontaneo della flora vascolare, i peculiari propositi di bellezza. Oh quanti aggettivi si imprimono per la sua artificiale composizione e quanti inchiostri ne sottolineano la ricerca dell’enfasi appropriata, affinché l’evocata bellezza si mostri e ne esalti i convincimenti!

Restano note le impronte che la tua Rivista mensile d’Arte e Cultura  Netum lasciò nel dicembre del 1982 pp.13/14 e che qui ripropongo: << … È in questa realtà che l’Infiorata di via Nicolaci penetra nell’animo del cittadino fino a toccarlo non meravigliandolo, bensì risvegliandolo per fargli sentire la festa come godimento del “contesto cittadino” in una musicalità eccelsa, sinfonia tra natura e scenario urbanistico unico al mondo. In quel momento girare per Noto significa imbeversi un po’ di “netinità” che non è più ricordo ma il senso proprio di “cittadino nobile” che Noto possiede nel suo germe-cultura e che trasferisce volutamente al turista.

È qui che Noto assurge ad avanguardia turistico-culturale perché riesce, sia pure nelle sue contraddizioni, a concretizzare il suo messaggio; infatti è tra i pochi momenti in cui la città si eleva da contesto urbanistico a stato d’animo creativo, percettivo di tutti i valori essenziali proiettati nel valore semantico dell’estetica. L’Infiorata, dunque si discosta dalla festa in genere, diventa un valore estetico e pretende un suo spazio avulso dall’opinione collettiva: perché si impone quale strumento di mediazione tra la città e l’animo; è pertanto critica di sé stessa e nel valore critico si trasforma in arte… >>.

Dal solco di queste tracce che il tempo dell’indifferenza ricopre di impalpabili polveri lasciate dal consumismo generazionale veloce e sprecone, ripenso – caro Biagio – alle nostre riflessioni: forse è per noi il tempo di non guardare al presente e invocare per il futuro, con il linguaggio della metafora, con un tropo di significato, la discreta discesa nelle atmosfere culturali della Metafisica della Bellezza.

Sento proprio il bisogno di porre in toni marcati il mio dissenso per l’uso inappropriato o perlomeno distratto di alcuni aggettivi con i quali, forse improvvisati informatori, continuano a denominare per voler dare un proprio “senso” colto all’evento, l’Infiorata di via Nicolaci.

Trovo su diverse colonne più o meno ufficiali gli aggettivi, “effimero di cui riparleremo nella serata del 12 maggio p.v. presso la sala Gagliardi dopo averne già ampiamente scritto e discusso sin dal lontano 1988 su  La Gazzetta di Noto e nella 1ª edizione 2021 del volume

“Gli eventi raccontano Noto – Il Nuovo epònimo – ed “estemporaneo, due termini scritti, cioè nati da un pensiero riflessivo, fuorvianti nei suoi intenti comunicativi e offensive delle espressioni dell’arte e mediaticamente usati per esprimere il valore di un evento arrivato alla 43ª riproposizione e la cui espressione artistica è oramai consegnata alla storia delle culture quale bene dell’Umanità proprio nell’anno della celebrazione del ventennio d’iscrizione nelle liste Unesco.

Noto, 5 Maggio 2022                  Nuzzo Monello

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