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Rivista Netum 1976: Omaggio al pittore Salvatore Fratantonio.

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Rivista Netum 1976: Omaggio al pittore Salvatore Fratantonio.

Dalla Rivista Netum n°7/8 del 1976

 Omaggio al pittore

Salvatore Fratantonio

– Galleria degli Artisti di  Sicilia

dedicata al pittore SALVATORE FRATANTONIO

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L’ essenziale complesso in Salvatore Fratantonio

di Renato Civello

   Aver ripudiato il provincialismo, in quel che ha di più tenacemente negativo, senza tuttavia spezzare le radici che lo legano alla propria terra, e rinsaldandole anzi con uno scavo severo fra le indicazioni che cantano, è per Salvatore Fratantonio caratterizzazione ottimale: prova di una personalità che si è saputa, evolvere, attraverso le tappe di Roma e di Milano, una propedeutica, l’altra di e-mancipazione e conferma, fuori dal pregiudizio, non contristata da idolatrie sterili e da vuota sufficienza.

   Non sto qui a ripetere quanto ho avuto occasione di scrivere più volte, né mi piace appioppar-gli un cliché fisionomico con dei ragguagli che, per quanto culturalmente attendibili, sarebbero pur sempre di comoda; e nel suo caso del tutto impropri, è necessario aggiungere, perché egli’ si è fatto. davvero senza l’abituale usura di affinità mutuate per difetto di passione o di conoscenza, partendo da zero è diventato qualcuno, filtrando un considerevole bagaglio storico-estetico posseduto giorno dopo giorno con ostinata consapevolezza dei limiti e dei raggiungimenti, con quella umiltà rara e accattivante che, al momento giusto, sa anche essere orgoglio e valenza discriminatrice.

   Fratantonio non pretende di identificarsi con uno dei miti che pullulano nel nostro orizzonte figurativo, ahimè intricatissimo e involgarito dalla pianificazione dei valori. Ma bisogna riconoscere che il cammino da lui percorso è tanto più prodigioso quanto più è contrassegnato da una metodo-logia istintiva, senza sussulti e straripamenti (e non immune però da profonde inquietudini, a livello di ripensamento interiore, come ho avuto modo di dimostrare in passato): una sorta di aedificatio se-miclandestina per la sua stessa lineare maturazione, un accordo di strutture e di contenuti al di là del senso speculativo delle tematiche, si tratti delle periferie di cemento o del rigore allucinatorio dei manichini o della impassibile dolcezza dei fiori secchi.

   Fatto è che Salvatore Fratantonio ha sconfessato qualsiasi alternativa di ipotesi e ha voluto una consistenza certa di pittore, estranea ai fumosi paradigmi dell’antipittura e al conformismo della cosiddetta “contemporaneità integrale”. Contemporaneo è ciò che non nasce morto, ciò che non è illusorio e pretestuoso; l’offerta di un amore reinventato che sappia ancora parlare all’anima, sottraen-dosi, con una vivificazione non arbitraria del pensiero, alle secche di complicati ideogrammi.

    Ne può essere documento la più recente produzione dell’artista, elegante e forte ad un tempo, salda nel riscontro di tutti gli elementi morfologici e nella proprietà dei rapporti formali e cromatici, sbocco di un itinerario in cui il pensiero non, ha mai soffocato il lirismo di fondo e la essenzialità della pagina colorata. Armonia visibile e nondimeno umanizzazione involontariamente contestataria del dato oggettivo, a dispetto di un umanesimo equi-voco e non più dimostrabile per la salvezza dell’io spirituale.

   Pare che Fratantonio, nei suoi ultimi sog-giorni estivi, abbia recuperato intera la purezza isolana, col vigile sostegno. di una razionalità tipica-mente europea non appesantita da forzature dialettiche. Mi riferisco, s’intende, ad una duplice purezza: quella, di per se stessa nobilissima, della materia, un colore decantato d’ogni componente supplementare pur nella ricchezza delle meditate progressioni, luminose e vibranti; e quella della coscienza, in-divisibile nell’ardine creativo, fecondo di intuizioni artistiche, e nell’ordine intellettuale.

   Questi fichidindia cristallini, che sembrano riproporre una certezza di vita contro i paramenti illusori di una città-fantasma, questi rami con le arance pendenti, quasi uno schema emotivo accampato in una elementarità scenografica calda di sensazioni – ed è, ancora una volta, la dosatura sapiente con cui l’artista concede qualche spazio al flusso decorativo ripropongono in fondo una determinazione semplice nella complessa geografia dello spirito.

   Un po’ il rifiuto della ossessione, espresso, agli occhi di chi sappia guardare, anche nell’assenza di inserti grumacei e di morbidezze deliquescenti, questo respiro di una natura incredibilmente generosa nonostante gli artifici disgregatori programmati dall’uomo, si traduce in contemplazione nostalgica. Tutt’altro, che inerte, fervida anzi di risultati, incardinata com’è a problemi di espansione ben oltre il suggerimento temporalmente configurabile e di ricerca stilistica.

   Basterebbe considerare, a riprova, il modo con cui Salvatore Fratantonio affronta e risolve il paesaggio. Ecco, ad esempio, La spiaggia: la limpida intelaiatura della composizione non si esaurisce nel contrappunto unitonale, delicatissimo, sulla scorta dei colori-chiave. L’eloquenza dei fichidindia qui è ancora congruità di avvertimenti su una cronaca spoglia di minuziose allusioni.

L’approdo estetico, indubbiamente elevato, é riscoperta di una storia nel cui divenire l’uomo non è isolato dal proprio destino metafisico; e si sente, in definitiva, che il dettato poetico in ogni dipinto non è solo caldo di sensazioni, ma muove da una stagione interiore idealizzata, in apparenza, fino alla soglia dell’idillio solo per ricomporre le fila di una struggente totalità.

   Chi ammira, giustamente, la pulizia estrema della pittura di Fratantonio, vada oltre nella lettura, non si appaghi della fruizione edonistica, che pur tuttavia è una costante sicura di prima verifica: approfondisca le ragioni di un impegno che riguarda i significati parallelamente al mestiere.

    Si delineerà un’autonomia inconsueta, la presenza di un creatore che ha preferito ai sofismi di turno gli incontri non fatiscenti del cuore e della intelligenza.

                                                    Renato Civello

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