“Ricordo di Don Francesco Piccione, dotto Umanista avolese…” di Vincenzo Piccione – Seconda puntata.

SECONDA PUNTATA:
Ricordo di Don Francesco Piccione, dotto Umanista avolese…
Memoria biografica di Don Francesco prof. Piccione, dotto Umanista avolese, mio illustre prozio, nell’80° anniversario della morte 1873-2025.
di Vincenzo Piccione
LEGGI PRIMA PUNTATA:
“Ricordo di Don Francesco Piccione, dotto Umanista avolese…” di Vincenzo Piccione
5. Don Ciccino Piccione, Rettore della Chiesa di Santa Venera.
Quando fu rettore nella Chiesa Patronale di santa Venera, si prodigò per la costruzione dell’attuale organo a canne e, per la gran devozione alla Santa PATRONA di AVOLA, non indugiò a far sciogliere tutta la sua posateria d’argento di famiglia, per realizzare l’artistico reliquiario di santa Venera, che ancora oggi si può ammirare in occasione della festa patronale e che, da qualche anno, viene portato anche in processione insieme al simulacro argenteo della Santa Patrona. Al riguardo, c’è un aneddoto assai interessante e curioso in riferimento alla festa della Santa Patrona. Don Ciccino Piccione fu Rettore della Chiesa di Santa Venera per alcuni anni, che ricadevano proprio nell’arco di quel Ventennio, sotto il Regime Fascista e, chissà per quale tradizione consolidata nel tempo, accadeva che gli arredi preziosi della Santa Patrona, la Corona, il Crocefisso e il manipolo con gli ex-voto argentei, a corredo della statua argentea di Santa Venera, venivano custoditi presso il Palazzo di Città e ogni anno venivano concessi solo per la festa al Rettore della Chiesa, sia per l’esposizione e sia per la processione della statua argentea patronale. Mentre, di converso, altra insulsa usanza consolidata era quella di conservare nella chiesa della Patrona i pali delle luminarie della festa, che, per altro, per ogni operazione “di entra ed esci di tutti i pali a struscio”, le zoccolature della chiesa venivano ogni anno danneggiate e, poi, con pazienza riparate con dispendio di spesa per la Rettoria della Chiesa patronale.
A don Ciccino Piccione, che era persona visibilmente autoritaria per la stazza e il portamento schivo di ammiccamenti, di carattere deciso e imperioso e, per altro, scevro da compromessi, non andava gìù siffatto andazzo con l’Autorità comunale. Allora fu così che un anno, in prossimità della festa patronale, don Ciccino, come di consueto, ricevette dal Podestà gli argenti della Santa Patrona e dovette, a sua volta, far uscire i pali delle luminarie dalla Chiesa, … ma, a conclusione dei festeggiamenti patronali di quell’anno, quando l’usciere comunale, inviato dal Podestà, si presentò per il ritiro “degli argenti e dei preziosi di Santa Venera”, con voce imperiosa e decisa a cambiar registro, don Ciccino ne rifiutò la restituzione, citando la Parola del Vangelo, e così a lui si rivolse : < Egregio Signore, dica al Podestà, Dai a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare! e, aggiunse, “ i pali delle luminarie non sono di Dio ma di Cesare, e, quindi, che se li custodisca Cesare; gli argenti e i preziosi sono di Santa Venera e, quindi, se li custodisce da ora in poi la nostra Santa Patrona nella sua Chiesa.” >
Il Podestà del tempo, che ben conosceva l’alta levatura religiosa e culturale del ‘Rettore disobbediente’, non potè replicare alla categorica decisione di Don Ciccino Piccione e fu costretto, ob torto collo, a conservare i pali delle luminarie nei magazzini municipali… e a lasciare gli argenti della Santa Patrona alla custodia del Rettore della Chiesa di Santa Venera. Da quell’anno a tutt’oggi, infatti, gli argenti di Santa Venera sono stati sempre custoditi nella Chiesa patronale e non sono stati mai più ceduti in custodia al Municipio di Avola.
6. Don Ciccino Piccione, Rettore della Chiesa di San Giovanni Battista.
Negli anni in cui Don Ciccino Piccione resse la Rettoria della Chiesa di San Giovanni Battista in Avola, mio Padre e tanti fedeli del tempo avevano ancora lunga memoria delle solenni celebrazioni e della sua predicazione, in modo particolare per la festa del protettore storico della Città, San Corrado Confalonieri, e per le devozioni mariane del Mese di Maggio. Devotissimo della Madonna, don Ciccino, nel Mese mariano di Maggio, officiava le tradizionali devozioni con zelo e spirito di pietà dinnanzi a una espressiva antica statua lignea della ‘Madonna dei Raggi’ nella Chiesetta di San Pietro, che ricadeva nel territorio della Rettoria. Oggi, purtroppo, questa antica chiesa, posta nella cinta viaria dell’Esagono avolese, è ridotta a un freddo e anonimo salone parrocchiale e ne rimane solo la facciata esterna, per certi versi anche deturpata, monca del suo campanile, che fu distrutto irrimediabilmente tra gli anni ‘60/’70, unitamente allo svuotamento dell’impianto interno barocco della chiesetta negli anni del parrocato di don Rosario Fratantonio.
Detto questo, anche per onorar la storia di ciò che fu, mi piace far memoria di questa Chiesa scomparsa, che fu testimone del “Segno” della grande devozione mariana di don Ciccino Piccione, che, come da memorie paterne, si manifestò nel dono a quella statua della ‘Madonna dei Raggi’ di un cuore d’argento ex voto, con accorata e devota dedica, scritta sul retro di suo pugno. Questo ex voto argenteo – teneva a precisare la narrazione di mio Padre – fu acquistato con una somma di don Ciccino e con le offerte raccolte nelle sante messe da lui celebrate nel mese mariano di maggio.
Di questo episodio, narratomi in mia tenera età da mio Padre, ebbi felice riscontro già da ragazzino, infatti ero ‘chierichetto’ in quella che poi fu parrocchia con Don Rosario Fratantonio da Rosolini; infatti alla mia richiesta, per mia soddisfazione personale, il Parroco don Fratantonio mi mostrò la statua di quella ‘Madonna dei Raggi’ (ormai a quel tempo collocata nel retro dell’altare maggiore della parrocchia) e quel cuore d’argento ex voto, con nel retro un cartiglio scritto di pugno con la minuta grafia del mio prozio sacerdote.
7. Don Ciccino Piccione, e il Regime Fascista: sacerdote della Dottrina sociale della Chiesa.
In verità, da quanto narratomi da mio Padre, in mia età più matura, intorno a certi dialoghi intrattenuti privatamente con lo Zio prete, il mio illustre prozio non nutrì mai alcuna simpatia per il Fascismo, tutt’altro, … anche se, per il suo status sacerdotale assai riservato, non manifestò pubblicamente la sua grande stima e simpatia per don Luigi Sturzo, il fondatore del Partito Popolare, che, per certi versi, rispondeva alle indicazioni della Dottrina Sociale della Chiesa.
Questo Nostro dotto Sacerdote avolese di ampie vedute sociali, educato alla scuola della dottrina sociale della Chiesa di Leone XIII e del suo amato Vescovo mons. Giovanni BLANDINI, in un momento difficile per alcuni socialisti avolesi in fuga attraverso i tetti, perché braccati dalla Polizia fascista, nei primi decenni del ‘900, offrì la sua casa come via di fuga sicura, attraverso una ‘riana’ segreta (ancora visibile), esistente nell’orto per lo smaltimento delle acque piovane, salvandoli dal carcere e, forse anche, dalla fucilazione.
Vincenzo Piccione
FINE SECONDA PUNTATA