“L’Infiorata di via Nicolaci – L’Arazzo floreale” di Nuzzo Monello

Una Storia da ricordare:
L’Infiorata di via Nicolaci
L’Arazzo floreale
di Nuzzo Monello
Il disagio sociale
In appena un decennio dal 1970 al 1980, l’impasto delle agitazioni culturali e occupazionali, il contrasto all’assalto predatorio, per lo sfruttamento del territorio, il nuovo Piano Regolatore Generale ancora in ritardo, posero le basi affinché insorgesse una più aderente sensibilità alla salvaguardia monumentale, urbanistica e del territorio.
Queste problematiche rappresentarono il lievito, portato al successo nei vari convegni dell’Ente Fauna Siciliana, diretta da Bruno Ragonesi sull’importanza dell’Ecologia e della biodiversità a partire dall’aprile del 1975, in particolare della zona costiera di Vendicari, per la sosta di transito dell’avifauna migratoria nei suoi pantani, culminando col Simposio sull’Architettura di Noto tenutosi nel novembre del 1977 rafforzando e facendo riemergere l’assopita identità dei Notinesi e la peculiare vocazione turistica della Città e del suo territorio.
Dall’Ente Fauna Siciliana del 1973 al Simposio sull’Architettura di Noto del 1977.
Ne scaturì una nuova consapevolezza culturale, ecologica, monumentale e urbanistica che rappresentarono il motore agente della nascita di associazioni, testate giornalistiche, radiofoniche e televisive locali. Questi frammenti di nuova coerenza socio-culturale indussero un maggiore interessamento verso la vocazione turistica del territorio da parte dell’Ente Provinciale Turismo e della politica Siracusana.
Antefatto
Accadde quindi che il 10 e 11 maggio, per l’evento Saluto alla Primavera, nelle giornate del sabato e della domenica del 1980, l’Ente Turismo Provinciale proponesse al Comune di Noto, l’installazione della prima Infiorata su via Nicolaci.
Saluto alla Primavera 1980.
La sorpresa dell’intera città fu tale da suscitare emozioni che ancor oggi nel 2025 risultano immutate. Il successo è stato talmente evidente che l’eco della manifestazione si è diramato, negli anni, in tutto il mondo tanto che oggi a Noto si riversa un numero sempre più esorbitante di turisti. La ricaduta della manifestazione ha comportato il moltiplicarsi di B&B, strutture ricettive in genere, bar, pizzerie, ristoranti stellati e non.
Dell’Infiorata di via Nicolaci, posta nel centro storico di Noto dove si trova il palazzo e residenza del Principe di Villadorata da cui prende la denominazione, e per la mia testimonianza nella qualità di direttore artistico già dal 1982, posso descrivere tutte le premesse che ne hanno comportato il successo e l’affermazione artistica. Un evento può anche prendere vita per caso, ma se dalla casualità si sviluppano elementi identitari di un luogo, del sentire proprio di quella comunità, del contributo culturale che il luogo e le stesse fabbriche, i respiri riescono a promanare, il “caso” si afferma come “necessità”, in quanto vuole incarnare quell’alito estetico che guidò gli architetti e gli artigiani del ‘700 in una continuità di stile ed ingegno.
Simili metamorfosi si possono riscontrare in qualsiasi luogo e in circostanze del tutto diverse.
L’Impianto dell’Infiorata di via Nicolaci
L’analisi comporta considerazioni inerenti alle motivazioni per le quali l’Infiorata di via Nicolaci è esclusiva nel suo genere, sebbene abbia avuto l’innesto dagli infioratori di Genzano di Roma che infiorano ancor oggi il percorso dalla Chiesa di Santa Maria della Cima, posta nella parte alta della strada, affinché nel mese di giugno, per la ricorrenza del Corpus Domini la processione religiosa l’attraversi.
Alcuni tramandano una discordia, facendo risalire al 1778 il processo d’infiorare a piccoli tratti e a proprie spese davanti alle loro abitazioni, altri al 1782 per il fatto che da quella data il tappeto di fiori coprì l’intera strada. Tuttavia il primato della più antica installazione dell’infiorata spetta alla città di Gerano allestita nel mese di aprile e risalente al 1740 in venerazione della Madonna del Cuore presso la chiesa di Santa Maria.
A Noto, l’Infiorata ebbe inizio in via Nicolaci, la strada più bella d’Europa, secondo la declinazione dovuta a Cesare Brandi, storico dell’arte, per la peculiare unicità della via. Quel tratto in pendenza, dalla caratteristica prospettiva che convoglia le linee focali dei ciglioni della strada, dei cornicioni e colmi dei palazzi, al centro dell’altare della Chiesa di Montevergini, che unisce via Cavour al Corso principale, che accoglie e trascina in un unico abbraccio affettuoso anche il meno voglioso o curioso turista, che forse un po’ stanco, non vorrebbe affrontare quella pur lieve salita.
È talmente intrigante però il coinvolgimento di quell’insieme armonioso che all’esitazione dubbiosa del visitatore, carpita dalla flemma stanziale, risponde il ruffiano consiglio del passante occasionale nuticiano: vada, ne vale la pena! Così, davanti al libro aperto di Palazzo Nicolaci, con le rappresentazioni simboliche, con le letture interpretative, l’estraneo familiarizza con la nuticianità, con quei modi propri, cordiali e convincenti che, dal messaggio di quei simboli induce alla compiacente amicizia e rafforzamento del sentimento di vicinanza e di identificazione
Forse, un po’ si è diventati parte di Noto, si assume la cittadinanza di gente per bene e dai solidi valori sentimentali d’umanità e fratellanza. A differenza di tutte le infiorate nel mondo nate per devozione religiosa al sacro, a Noto sgorga il senso dell’arte come comunione d’artisti alla ricerca della “bellezza”, non più individuale, ma in solida aderenza alla monumentalità e urbanistica di Noto, alla Natura del suo Territorio, al suo mare pulito del Golfo di Noto, all’Oasi faunistica di Vendicari e dei suoi pantani.
Colline Iblee – Fiori spontanei.
Colline Iblee – Ricerca della Bellezza.
Chi, come, quando.
Un gruppo di artisti, Angelo Di Maria, Giuseppe Civello, Carlo La Licata, Francesco Coppa, Ippolito Viola, Luisa Basile, Franco La Fauci, e via via con il supporto di altri artisti locali e forestieri, sotto la direzione dell’artista Nuzzo Monello, conferitagli dall’Ass.re al Turismo pro tempore Franco Mallia, avviano un progetto di normalizzazione dell’evento
Saluto alla Primavera
della Città di Noto, per implementare l’Infiorata di via Nicolaci storicizzando la portata del messaggio nella terza domenica di maggio.
Organizzano e suddividono la strada con misure appropriate alla via stretta, lunga e delimitata dagli alti edifici, in riquadri di 4×6 metri per i bozzetti con l’aggiunta di 1,25 metri circa di interspazio tra l’uno e l’altro bozzetto, anch’esso decorato con fiori denominato riquadro. La riduzione del trapezoide ottico avrebbe consentito la vista dell’opera proporzionata al cono ottico derivante dall’altezza degli occhi, distribuendo la visione tra il bozzetto tematico, la fascia verde di separazione e il riquadro, il tutto contenuto dalle fasce longitudinali laterali di circa 25 cm ciascuna.
Tale impostazione comportava delle variabili del numero dei bozzetti possibili per i 122 metri della strada tra i 10 e i 16 bozzetti da realizzare. Quindi illustra i suoi propositi organizzativi per avvallare le esperienze e professionalità di ciascuno e per farle confluire pariteticamente nel necessario unicum logistico e di impegno per un auspicabile eccellente risultato. I concetti salienti attenevano ai seguenti punti:
-uniformità nell’uso delle tessere cromatiche naturali del garofano bianco, giallo, rosso, rosa chiaro, rosa intenso, screziato (500 fiori per mq);
-taglio dei petali dei garofani lungo la corolla;
-scarto del calice;
-utilizzo dei gambi come rifascio esterno dell’infiorata;
-uso giallo chiaroscurali della maia intera calice e corolla separata della pianta;
-finocchietto, foglie di mirto o di lentisco per le tonalità del verde;
-crusca, macinato di carrube, torba, tufo di caffè, per le tonalità del marrone;
-particolare attenzione alle fioriture di fine aprile inizi maggio per migliorare l’organizzazione in futuro;
-scrupolosa rappresentazione in scala 1:20 dei bozzetti in cartoncino da disegno 50×70 secondo le misure previste e altrettanto accurato computo metrico dei materiali necessari per ciascuna opera;
-attribuzione, per ogni Infiorata, di ampia tematica di riferimento, così da favorire nell’interpretazione artistica il richiamo al Mito, alla Storia, ai valori Culturali;
-presentazione di tre bozzetti su cartoncino 50×70 nel rapporto 1:20 dell’opera per ciascuno autore.
Un’apposita commissione estemporanea, nominata dal sottoscritto, in presenza dell’assessore ne avrebbe scelto e posizionato i bozzetti in successione nella via Nicolaci, il più aderente possibile alle sensibilità artistiche espresse per favorire la migliore composizione cromatica e tematica dei soggetti rappresentati;
-favorire la partecipazione di pittori siciliani, nazionali e esteri per una maggiore divulgazione e propaganda;
-convincere l’amministrazione a potenziare i processi di informazione e comunicazione a mezzo stampa su testate regionali e nazionali;
-al momento della posa in opera dei petali lo spessore degli stessi si sarebbe dovuto mantenere tra 3/5 cm ben sistemati e pigiati, trattenendo con una mano lo spessore dei petali e con l’altra da sotto dargli consistenza;
– la realizzazione doveva seguire l’andamento iniziale, dalla parte alta a scendere come si trattasse dello srotolamento di una pregiata tessitura di arazzo, così da rafforzare nel passante l’atto espressivo in esecuzione. Un lavoro artigianale a più mani di rappresentazione artistica proprio come gli abili arazzieri, tessitori medievali licciai di Arras che erano chiamati a realizzare opere di artisti famosi.
Nel nostro caso, pittori che tessevano sul basolato con fiori le loro stesse opere. Non potevamo non porre in particolare evidenza che l’infiorata è arte in sé, e sottolineare che negli arazzi il supporto diviene scenografia, così via Nicolaci si espone in un unico decoro artistico architettonico tra l’elevazione urbana e il piano orizzonte floreale. Pertanto la proposta artistica non era possibile porla, come per Genzano di Roma sul piano religioso, della festa o del folklore paesano poiché il basolato trasfigurato in tappeto, in tessitura floreale si discosta da tali contesti e si colloca come quadro d’insieme di un enorme arazzo dal quale si deve ottenere la visione univoca e nello stesso tempo metafisicamente la possibilità di percorrerlo, di viverlo nel senso e nell’espressione dell’arte. Tale adeguamento tecnico-artistico avrebbe comportato in futuro l’eliminazione dei rifasci longitudinali per favorire le peculiarità prospettiche della via Nicolaci.
Sulla base di tali considerazioni ci apparve meritato l’unanime riconoscimento di Maestri Infioratori.
Perché
Parlare di Noto significa, nella più intima essenza, tentare di percorrere, nella ricerca, i “germi valori” di una città sicuramente “ingegnosa“. Anche se di molte testimonianze si dovrà fare a meno, si può ripercorrere l’archeologia di Noto senza trascurare nessuna parte del suo grande territorio, da Castelluccio a Noto Antica, da Eloro alla Cittadella: in questo grande scenario si pone l’attuale Noto con le scoperte dei mosaici nella Villa Romana di Caddeddi e la stessa natura con i frutti della terra e le sue spiagge pulite.
Aspetti antropici, religiosi e Mosaici di Villa Romana del Tellaro.
È in questo contesto che si avverte la necessità di un confronto culturale per un rilancio socio-economico della città che vuole porsi, poiché ne possiede i “germi“, all’avanguardia, e non più per sé stessa ma nel mondo. Infatti, Noto pensa al turismo e nel farlo si interroga su come possa trasformarlo in tessuto organico e non in un forzato rapporto tra indigeni e invasori. Noto, dunque, nella sua introspezione legge due realtà legate intimamente al suo territorio: la città e la natura. Noto resta fiorente e la sua ricchezza sono le sue strade, le chiese barocche, i palazzi con le loro facciate e mensole, i quartieri popolari, le scalinate, le caratteristiche processioni che animano nei giorni di festa il suo scenario, le sue spiagge pulite, il suo paesaggio naturalistico di ineguagliabile valore.
È in questa realtà che l’Infiorata di via Nicolaci penetra nell’animo del netino per fargli sentire la festa come godimento del “contesto cittadino” in una musicalità eccelsa, sinfonia tra natura e scenario urbanistico unico al mondo. È qui che Noto assurge ad avanguardia turistico-culturale perché riesce, sia pure nelle sue contraddizioni, a concretizzare il suo messaggio; infatti è tra i pochi momenti in cui la città si eleva da contesto urbanistico a stato d’animo creativo, percettivo di tutti i valori essenziali proiettati nel valore semantico dell’estetica.
L’Infiorata, dunque si discosta dalla festa in genere, diventa un valore estetico e pretende un suo spazio avulso dall’opinione collettiva perché si impone quale strumento di mediazione tra la città e l’animo: è, pertanto, critica di sé stessa e nel valore critico si trasforma in Arte!
Nuzzo Monello
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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE PER SAPERNE DI PIU’:
Grazie Editore Biagio Iacono, proprio un ottimo lavoro editoriale.
Evolvono nuovi eventi, al loro mutare le persone si dissolvono nelle memorie, svaniscono i ricordi, ma l’amor mio, l’amor mio, non muore.
Nuzzo Monello.